Anche se restano tre settimane in calendario, questa strana estate sembra già finita. Anzi le vacanze, la villeggiatura o i viaggi, o semplicemente la spensieratezza del tempo estivo, si portano dietro le conseguenze dei rischi, a dire il vero prevedibili, di un inopportuno “liberi tutti!”. Si tratta comunque di riprendere il cammino ora con la indispensabile prudenza ma anche con la necessaria determinazione. E questo ad ogni livello. Tante aziende (almeno quelle che possono) riprendono il lavoro; riparte anche lo sport e s’impone ormai l’apertura delle scuole con tutto ciò che comporta per il coinvolgimento di luoghi, ambienti, mezzi di trasporto, persone di ogni età, esorcizzato fino a ieri ma ora, a parere di tutti (o quasi), improcrastinabile; e poi – anzi, subito – l’appuntamento delle urne con il duplice impegno delle elezioni regionali e del referendum istituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. Per le comunità ecclesiali si pone anche la questione della ripresa delle attività, per così dire, “ordinarie”, che tali probabilmente non potranno essere ancora per un po’. Si tratta, comunque, di ritessere le fila di gruppi e associazioni e, in particolare, di riprendere il cammino dell’Iniziazione cristiana, bruscamente interrotto alla metà del precedente anno pastorale. Su questo il vescovo offre riflessioni puntuali e indicazioni precise, che potranno certamente aiutare le nostre comunità ad accompagnare famiglie e ragazzi in un percorso di maturazione e di crescita che deve necessariamente affidarsi anche alla responsabilità e all’adesione personali. Sullo sfondo, in particolare per il mondo della scuola ma anche per quello delle attività parrocchiali, la preoccupazione (e talora l’ansia) per gli inevitabili inconvenienti e per eventuali complicazioni che potrebbero insorgere se la pandemia non allenta ulteriormente i suoi tentacoli. Mentre il mondo sanitario si va attrezzando il più possibile e il meglio possibile per affrontare ogni evenienza. E il mondo politico continua a discutere, con rimpalli di responsabilità o con rivendicazioni di competenze, rischiando di arrivare sempre troppo tardi. Senza lasciare troppo spazio ai “negazionisti” – dato che la realtà è certamente seria ed innegabile – occorre comunque evitare sentimenti di fatalismo o di rassegnazione e parimenti allarmismi eccessivi o pigrizie ingiustificabili. A sollecitarci in senso positivo arriva a puntino la Giornata della custodia del Creato che in questo 1° settembre ci invita – secondo il messaggio dei vescovi che echeggia la Scrittura – a “vivere in questo mondo con sobrietà e giustizia”: due condizioni fondamentali anche per orientarsi in momenti difficili come questo. Un’attenzione maggiore agli altri e all’ambiente che ci circonda può risparmiarci molti guai e offrire a tutti la possibilità di una vita più serena.
(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)