Domenica 24 maggio sarebbe stata una giornata speciale per la diocesi di Acerra per la prevista visita di Papa Francesco, in occasione del quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’, come ricorda il vescovo, mons. Antonio Di Donna. Da due anni, infatti, nove diocesi campane, quella di Acerra e le altre circostanti più interessate dal dramma dell’inquinamento nella cosiddetta Terra dei fuochi, stanno facendo un cammino che fa riferimento proprio alla Laudato si’ mettendo la Chiesa in dialogo con tutte le persone di buona volontà per affrontare insieme la questione dell’ecologia integrale. Per questo era stato organizzato anche un incontro, sempre ad Acerra, il 18 aprile per parlare di ambiente e per rilanciare la Laudato si’. L’emergenza legata al Covid-19, però, ha bloccato tutto: “Questi appuntamenti sono solo rinviati a un momento migliore”, ci assicura mons. Antonio Di Donna.
Eccellenza, il 24 maggio sarebbe dovuto venire il Papa ad Acerra…
La pandemia ha ovviamente bloccato tutto: non solo la visita di Papa Francesco in occasione del quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’,
ma anche l’incontro che l’avrebbe preceduta il 18 aprile, organizzato con la Commissione per la salute e la carità della Cei, per parlare del problema della salute e dell’inquinamento accendendo i riflettori sulle tante Terre dei fuochi che ci sono in Italia. Avevamo invitato a partecipare i vescovi delle 70 diocesi nei cui territori si trovano i Sin (siti in Italia di interesse nazionale ai fini della bonifica). Sia la visita del Papa sia questo appuntamento con gli altri vescovi sono rinviati e non annullati. Il 24 maggio noi comunque ricorderemo in una celebrazione i cinque anni della Laudato si’. E appena sarà possibile riprenderà anche il cammino delle 9 diocesi campane, comprese nel circondario tra Napoli e Caserta, che sono interessate dal fenomeno dell’inquinamento ambientale. Cammino che abbiamo intrapreso inizialmente noi vescovi, ma dallo scorso gennaio abbiamo coinvolto anche i nostri sacerdoti: a Teano abbiamo riunito ben 400 di loro. Appena l’emergenza finirà riprenderemo questo percorso.
La sua diocesi è funestata da tante morti per tumore. La settimana scorsa, in un’omelia, ha ricordato un giovane di 24 anni morto di cancro. E lei ha denunciato: “I medici erano impegnati nella cura del Covid-19. È stato un po’ abbandonato, la sua famiglia ha penato molto”.
In questi mesi, che ha visto impegnati medici e infermieri nella risposta all’emergenza, i malati “ordinari”, per esempio di cancro, che hanno bisogno di terapie specifiche, hanno avuto difficoltà a ricevere le cure adeguate. Da noi, che abbiamo una forte percentuale di pazienti con tumori, il problema si è fatto sentire, ma non abbiamo niente da eccepire rispetto al comportamento di medici e infermieri che si sono dedicati al Covid. Adesso, però, che l’emergenza si sta attenuando il mio appello è che tutti i malati che hanno bisogno di visite e terapie ricevano le cure necessarie. Auspico che lo stesso grande impegno profuso, la stessa passione, la stessa competenza e lo stesso spirito di sacrificio dimostrati per combattere il coronavirus si possano spendere per tutti i malati.
Com’è logico, in questi mesi si è parlato sempre del Covid-19: ma sul fronte dell’inquinamento come va nei vostri territori?
Sì, in questi mesi la questione ambientale è passata in secondo piano, ma d’altra parte nel periodo in cui è stato tutto fermo per il lockdown l’inquinamento è di molto diminuito, il mare e i fiumi sono più limpidi, gli animali sono tornati nei loro habitat naturali, l’aria è diventata più respirabile. Le due emergenze, sanitaria e ambientale, sono connesse. Non so se ci sia, come sostengono alcuni, un nesso tra il Covid e l’inquinamento, ma sta di fatto che in questi mesi l’inquinamento si è quasi azzerato, benché ad Acerra le centraline abbiano continuato a sforare. E questo, per noi, fa riflettere. Come mai con le auto e gli aerei fermi, le pizzerie chiuse – qualcuno ha attribuito l’inquinamento dalle nostre parti alla presenza delle canne fumarie dei forni – le centraline hanno registrato comunque valori fuori la norma? Qualche esperto – sorridiamo – ha detto che sono le polveri giunte dal Caucaso, ma è chiaro che qui c’entra l’inceneritore, ma non vorrei ripetermi. Ora che riprenderanno le attività qualcuno paventa il rischio che l’inquinamento possa tornare ai livelli pre-lockdown o anche peggio.
Lei ha proposto da tempo una giornata per le vittime dell’inquinamento ambientale…
Non per aumentare il numero delle giornate “dedicate” che già sono tante, ma per non far cadere le vittime nella dimenticanza e per promuovere un ulteriore impegno contro l’emergenza ambientale. Adesso si parla tanto di dedicare una giornata ai medici morti nella pandemia ed è giusto. Ma ora è venuto il momento di attuare anche la mia proposta per
ricordare i tanti giovani, i ragazzi, morti di tumore nelle nostre terre.
Certo, mi rendo conto che c’è un problema di fondo: molti negano il nesso tra inquinamento e decessi, quindi una giornata per le vittime di inquinamento ambientale significherebbe riconoscere implicitamente che l’inquinamento produce malattia e morte.