La parrocchia San Paolo della Croce è senza dubbio il cuore di Corviale. Col suo battito quotidiano alimenta e tiene viva ogni giorno la speranza di tutto il quartiere. Un punto di riferimento per chiunque abbia necessità o bisogno. Ma in questi giorni, come tutte le parrocchie italiane, anche lei ferita dal Coronavirus, è stata costretta a vivere un tempo di “forzato distacco” dai suoi figli, piccoli e grandi. Una necessaria misura di prevenzione per arginare la propagazione di un virus che piano piano sta contagiando il mondo intero. Ma anche se lontani i parrocchiani non possono dirsi abbandonati. Il loro parroco, don Roberto Cassano, continua a seguirli utilizzando il mezzo di comunicazione oggi più rapido e diffusivo: i social. E così, unendo la cura pastorale alla passione per l’informatica, disciplina in cui è laureato e ambito nel quale ha lavorato prima di incontrare Gesù, è riuscito a realizzare una piccola piattaforma web per portare la parrocchia nelle case dei suoi parrocchiani.
Don Roberto come sta vivendo questo momento particolare?
Da una parte sento il dispiacere e la mortificazione di non poter stare con i miei parrocchiani. La mia vocazione è stare con la gente, vivere con la gente. Dall’altra, mi rendo conto che, se vissuto bene, questo tempo può essere una grande benedizione. Mai come in questi giorni ho riscoperto tempo per la preghiera, per leggere, per fare cose che l’attività di parroco in qualche modo ti limita se non ti sottrare totalmente. Avrò la possibilità di vivere meglio la Quaresima ancora di più nella preghiera e nella meditazione.
Lei vive insieme ad altri due sacerdoti. Un’esperienza che coinvolge anche la sua comunità più stretta
In canonica siamo in tre. Divido la casa con due sacerdoti stranieri: don Moises, brasiliano e don Angelo, peruviano, entrambi qui a Roma per motivi di studio. Ovviamente anche noi in casa siamo costretti a mantenere le norme di comportamento e quindi la distanza di almento un metro, igiene per mani e oggetti. Se qualcuno di noi si ammalasse la situazione diventerebbe tragica. Pranziamo comunque insieme e ci ritroviamo anche per momenti di preghiera comune. Non mancano le richieste dei fedeli, qualcuno che vuole confessarsi o che desidera solo parlare. Non sono molti ma qualcuno c’è. Seguiamo le indicazioni del vicariato, la chiesa quindi è aperta in orari prestabiliti.
La parrocchia però non è arrivata impreparata a questo inatteso stop. Grazie alla tecnologia e ai nuovi mezzi di comunicazione hai continuato a restare in contatto con i tuoi fedeli.
Da tempo abbiamo un sito on line dove è possibile trovare tutte le informazioni relative alla nostra comunità parrocchiale ma nutrivo da tempo il desiderio di utilizzare i social. La Provvidenza e la generosità dei fedeli unite alla mia antica e sempre nuova passione per l’informatica ci hanno permesso di fare questo piccolo grande salto.
E così abbiamo iniziato anche noi ad utilizzare Facebook trasmettendo la Messa in diretta streaming.
Un modo anche per ampliare la ricaduta del nostro messaggio entrando in un ambito, quello dei social, oggi molto importante e strategico. L’obiettivo era e resta raggiungere chi non può venire o perché malato o impossibilitato o, come in questo momento, è costretto a rimanere a casa. E così, questo tempo di limitazioni, non ci ha colto di sorpresa. Vedo poi che molti altri parroci e anche vescovi si tanno attrezzando in tal senso.
Hai trovato difficoltà nel mettere in piedi la cosa?
Non è assolutamente difficile né impossibile mettere in piedi il tutto. Basta uno smartphone e, utilizzando i canali Facebook o Instagram, si possono mettere in piedi collegamenti e dirette dalla parrocchia e non solo. La differenza ovviamente la fa la qualità. Se il cellulare è buono, buona sarà anche la qualità del prodotto, audio e video. Ma c’è uno step ancora superiore e la nostra parrocchia lo possiede.
Di che cosa si tratta?
Faccio una premessa. Da qando sono parroco qui ho installato, con tanto di avviso, un sistema di telecamere in tutta la parrocchia. Lo scopo era inizialmente quello di controllare l’edificio durante la giornata o quando siamo lontani, ma col passar del tempo ho capito che le stesse telecamere potevo utilizzarle per il web. Per la Messa e le celebrazioni mi servo di quelle sistemate in chiesa. Tra l’altro si tratta di un impianto via cavo che garantisce, più del telefonino, la tenuta della linea, e questo ci consente di fornire a chi ci guarda e ci ascolta un prodotto di qualità superiore. La risoluzione è ottima così come la visuale. Inoltre ho collegato i microfoni ad una piccola regia audio video e quando sono libero coordino le celebrazioni dietro le quinte, come posso, cercando di rendere il più piacevole possibile la visione e quindi la partecipazione all’evento. È vero che l’offerta televisiva delle Messe è enorme ma ti assicuro che celebrare con la propria comunità ti fa sentire parte di un corpo, membro vivo della sua comunità di appartenenza.
Che ricaduta ha avuto questa iniziativa?
Al momento non abbiamo un grande pubblico. L’unico ritorno che ho è quello dei commenti che arrivano sulla chat della parrocchia. Sono tutti positivi e ci invitano ad andare avanti. In questi giorni garantiamo almeno una celebrazione via streaming, ma anche momenti di adorazione, preghiere e Via Crucis. Pur non vedendo nessuno, in una chiesa vuota, sappiamo, grazie alla tecnologia, di avere di fronte a noi un’assemblea viva, che partecipa e dà ragione al nostro essere sacerdoti per il popolo e con il popolo.
Ma non è tutto, la parrocchia si sta dotando anche di un altro strumento importante e al passo con i tempi
Si, da pochi giorni abbiamo un ulteriore strumento a disposizione dei fedeli e dei parrocchiani: la app della parrocchia San Paolo della Croce,(https://play.google.com/store/apps/details?id=com.inad.sanpaolo). Si tratta di un’altra opportunità a disposizione sia dei giovani che degli adulti o di chiunque sia capace di utilizzare uno smartphone. E più facile avere un collegamento con la parrocchia, più veloce rispetto a Facebook o al sito internet. Basta una pigiatina e puoi trovare tutto quello di cui hai bisogno, commenti al Vangelo, preghiere di guarigione, iniziative, annunci e raccolte di fondi e molto altro ancora.
Insomma, un passo importante …
Si, un passo importante, ma non basta. Senza la presenza puntuale di noi sacerdoti, senza la carità, così come la intende San Paolo, tutto resterebbe solo un bello strumento, magnifico si, ma fine a sé stesso…Insomma, un cembalo che fa solo rumore.
In conclusione, quali i frutti di questo tempo?
Frutti positivi senza dubbio. Penso che questa assenza forzata farà riscoprire a ogni fedele la sua vocazione ad essere parte di un corpo, di una comunità, della sua comunità. Credo, e soprattutto spero, che ogni parrocchiano possa sperimentare che non è solo, che il pastore è vicino e non ha abbandonato le sue pecore. Ma soprattutto sto notando da qualche giorno a questa parte, che i social non vengono più utilizzati per dire e proporre di tutto. Si stanno poco a poco spurgando da tante stupidaggini, sozzure e cattiverie per arricchirsi invece di messaggi di incoraggiamento e speranza, di preghiere, annunci di solidarietà e momenti di comunione. Per dirla con San Paolo, mi sembra che tutto quello che è “vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode”, tutto questo sta pian piano diventando oggetto delle nostre comunicazioni anche in chat. La speranza è che resti vivo anche quando tutto questo sarà finito, In fondo siamo solo di passaggio, l’importante è il Paradiso!