Di per sé appare una frase insignificante. Sembrerebbe non aggiungere nulla da essere sottolineato. Mi riferisco al versetto 12 del secondo capitolo del Vangelo scritto dall’apostolo Matteo. Il brano è stato letto lunedì scorso, nella Messa per la solennità dell’Epifania, la manifestazione di nostro Signore al mondo, ai Magi nell’occasione narrata dalla Sacra Scrittura.
Non avevo mai fatto caso a quelle poche parole. Una riga e poco più per chiudere il brano in cui viene descritta la visita di quegli studiosi venuti dall’oriente fino a Betlemme. “Avvertiti in sogno – recita il versetto 12 – di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.
Nella recita dell’Angelus dello stesso giorno, Papa Francesco si è soffermato a commentare il versetto in questione e ha suscitato in me non poca meraviglia. Uno stupore che vorrei condividere con i lettori in questo primo numero del nuovo anno.
“L’esperienza di Dio – ha detto Bergoglio lunedì scorso davanti a 50mila fedeli radunati in piazza San Pietro, a Roma – non ci blocca, ma ci libera. Non ci imprigiona, ma ci rimette in cammino, ci riconsegna ai luoghi consueti della nostra esistenza. I luoghi sono e saranno gli stessi, ma noi, dopo l’incontro con Gesù, non siamo quelli di prima. L’incontro con Gesù ci cambia, ci trasforma. L’evangelista Matteo sottolinea che i Magi fecero ritorno per un’altra strada. (…) Ogni esperienza di incontro con Gesù ci induce a intraprendere vie diverse, perché da Lui proviene una forza buona che risana il cuore e ci distacca dal male”.
L’incontro con Gesù non può lasciarci indifferenti. È talmente decisivo quel che accade che niente rimane più come prima. Abbiamo vissuto da poco il Natale, l’avvenimento che ha mutato non solo il corso della storia, ma anche le vicende di tanti di noi e di milioni e milioni di persone prima di noi. L’esperienza cristiana prende la nostra vita e la trasforma. La trasfigura, potrei aggiungere, come avvenuto sul monte Tabor.
La vita è la stessa di prima, ma viene rivisitata, assume un altro aspetto. Si torna alle occupazioni di sempre, di ogni giorno, ma per un’altra strada, con un rapporto diverso, più vero, autentico, genuino. E ancora, con uno sguardo inedito e un cuore commosso da una gratitudine che scaturisce dal riconoscere gli immensi doni ricevuti, così copiosi e immeritati da non poterli più trattenere per sé.
Allora anche i fatti più banali e i versetti all’apparenza più insignificanti assumono una differente prospettiva. Tutto è rivisto e rivissuto in una luce nuova, quella di chi, sull’esempio dei Magi, sa cogliere la bellezza di una realtà inaspettata, trasformata dall’amore di Cristo, il migliore compagno di viaggio che ci possa capitare.
(*) direttore “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina)