L'iniziativa

Vescovi Emilia Romagna: un sussidio pastorale per vivere “la gioia del Vangelo nel turismo”

Don Tiziano Zoli, incaricato della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna per la pastorale dello sport, turismo e tempo libero: “Sono diverse le possibilità di vacanza in Emilia Romagna: accogliamo ogni anno 48 milioni 273mila persone, secondo i dati di Unioncamere, di cui quasi 11 milioni per almeno una notte. Sono dati di fronte ai quali occorre interrogarsi e mettersi in gioco”

“Siamo una Regione ad alta vocazione turistica ma molte comunità cristiane non sanno che pesci prendere dal punto di vista pastorale”. All’inizio del tempo estivo la Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna ha presentato un sussidio, “La gioia del Vangelo nel turismo” (ed. Paoline), proposto come strumento di condivisione, in stile sinodale, di quanto è stato fatto finora.

Cinque parole guida – accogliere, condividere, annunciare, celebrare e camminare – per imparare a vedere il turismo in chiave di evangelizzazione, opportunità per essere Chiesa in uscita.

A parlare è don Tiziano Zoli, incaricato regionale per la pastorale dello sport, turismo e tempo libero: “Sono diverse le possibilità di vacanza in Emilia Romagna: accogliamo ogni anno 48 milioni 273mila persone, secondo i dati di Unioncamere, di cui quasi 11 milioni per almeno una notte. Sono dati di fronte ai quali occorre interrogarsi e mettersi in gioco”.

Riprendendo un’espressione del sussidio: in che senso il turismo è – o può essere – luogo di annuncio del Vangelo della gioia?

Non c’è niente di umano che sia fuori dall’annuncio del Vangelo. È la logica della nuova umanizzazione scaturita dal Convegno ecclesiale di Firenze. In questo senso anche il tempo libero e il turismo diventano spazi e opportunità di annuncio. Basta pensare alla gioia che scaturisce dall’ammirare la bellezza della natura e delle opere d’arte, alla gioia dell’incontro con l’altro, del gustare le specialità enogastronomiche. Il fatto stesso di staccare la spina per dedicarsi a ciò che ci piace e ci rilassa è occasione per sperimentare la gioia. Infine, per le comunità che accolgono, c’è la gioia di aprirsi all’altro e di uscire, diventando veri e propri strumenti di evangelizzazione.

Al centro del sussidio c’è la celebrazione dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. Su che aspetti si può lavorare di più e meglio?

La comunione eucaristica è ciò che ci unisce, in ogni luogo in cui ci troviamo: è bello vedere il diverso modo di parteciparvi ed è bello condividere l’Eucaristia con chi ci accoglie. Per questo occorre mettere le persone in condizione di poterlo fare, diffondendo in modo chiaro gli orari delle celebrazioni, i riferimenti delle parrocchie, le feste patronali. Questo è importante non solo sulla Riviera ma, ad esempio, nell’entroterra appenninico che d’estate assiste al ritorno di tante famiglie verso i luoghi d’origine:

proprio nelle feste di paese si ritrovano le proprie radici anche culturali e religiose.

Ci sono strade meno battute di altre, aspetti in cui la missionarietà delle nostre comunità è messa particolarmente in crisi?

Direi che sono tutte strade nuove anche se ci sono tante esperienze in atto. Si tratta del primo documento pastorale in questo senso, e perciò abbiamo voluto essere molto brevi – per farci leggere – raccogliendo ciò che si fa e dando suggerimenti pratici.

Una parola trasversale alle cinque che abbiamo individuato credo sia la comunicazione, quella che passa per attenzioni concrete come ad esempio il foglio della liturgia tradotto in più lingue. O la scelta di celebrare più vicino alla gente, in pineta, come è stato fatto a Ravenna.

Mi piace utilizzare un’espressione che ho preso da Snoopy: questa non è una partita da vincere ma un’opportunità da non perdere.

In base alle esperienze raccolte, il fatto di essere in vacanza cambia qualcosa nel modo di accostarsi a questo sacramento della riconciliazione, nella disponibilità della persona a mettersi in ascolto e in discussione?

Assolutamente sì. Nella vita di tutti i giorni si è stressati dalle cose da fare, l’agenda ci assilla. Le ferie sono un tempo propizio in cui molti si riavvicinano al sacramento della riconciliazione, magari anche per ascoltare una visione diversa da quella del sacerdote della propria comunità, ma soprattutto perché si è più disposti a rivedere la propria vita.

Le occasioni di riscoperta della fede possono essere tante e fortunatamente la fantasia allo Spirito Santo non manca!

Nel sussidio si parla anche di ecumenismo. Che prospettive si possono aprire in questo senso?

È una grande opportunità.

In Emilia Romagna non arrivano solo cattolici ma ortodossi, evangelici, protestanti: le vacanze ci aiutano ad essere più ecumenici. Vediamo sempre l’altro con paura e diffidenza mentre siamo chiamati ad essere più attenti e più aperti. Pensiamo alle città d’arte, al turismo termale o a quei sentieri e santuari religiosi che sono anche meta di vacanze non prettamente religiose: ci sono strade per l’annuncio e strade per vivere un’attenzione ecumenica riscoprendosi tutti fratelli.