“La dimissione la decidono i medici”. Lo ha ricordato il professor Sergio Alfieri, responsabile dell’équipe del Gemelli che ha curato il Papa, in dimissione protetta da domani. “È chiaro che il Santo Padre voleva andare a casa già qualche giorno fa, quando si è reso conto di migliorare, di poter lavorare meglio e di più”, ha detto Alfieri rispondendo alle domande dei giornalisti, nel secondo briefing dal nosocomio romano: “È stato un paziente esemplare, ha saputo ascoltare i suggerimenti dei medici e abbiamo condiviso il momento giusto per dimetterlo, e il Santo Padre ha accettato. Quando arriva un paziente così grave e si riesce ad arrivare alla dimissione, gli ulteriori progressi avvengono a casa propria. L’ospedale è il posto peggiore dove stare per fare la convalescenza, perché è il posto dove si prendono più infezioni”. “I miglioramenti ci sono, se mantiene questo trend potrà riprendere l’attività il prima possibile”, la previsione di Luigi Carbone, medico referente del Santo Padre: “Nel periodo di convalescenza non potrà fare attività di incontro con le persone. Sarà un tempo dedicato alla fase di recupero, con il proseguimento della fisioterapia respiratoria e motoria, per accelerare i miglioramenti e riprendere appieno la sua attività. Quando ha saputo della dimissione era contentissimo, erano già tre o quattro giorni che ci chiedeva quando sarebbe tornato a casa”.