“In un periodo storico complesso come quello attuale, segnato da individualismo, competizione e frustrazione, la Chiesa sente forte la necessità di interrogarsi sul proprio ruolo e sulla propria capacità di offrire un contributo significativo per la costruzione di una società più giusta e fraterna”. Da qui parte la ricerca condotta dal Censis su “Il lavoro dello spirito e la responsabilità del pensiero cattolico”, che sarà presentata sabato 29 marzo durante l’incontro “La responsabilità della speranza e il lavoro dello spirito”, dalle 9.30 alle 12.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano (ingresso lato obelisco). Ad aprire i lavori saranno i saluti e l’introduzione del cardinale vicario Baldo Reina; seguirà la presentazione della ricerca Censis. Quindi ne discuteranno don Fabio Rosini, biblista e docente di comunicazione e trasmissione della fede alla Pontificia Università della Santa Croce; Massimo Cacciari, filosofo e saggista; Giuseppe De Rita, sociologo e tra i fondatori del Censis; padre Antonio Spadaro, gesuita, giornalista e teologo, sottosegretario del Dicastero per la cultura e l’educazione. A moderare il dibattito sarà lo storico Andrea Riccardi. L’appuntamento è promosso dalla diocesi di Roma in collaborazione con il Censis e l’associazione Essere Qui. “Da tempo ci stiamo interrogando sui cattolici che non frequentano le nostre parrocchie”, osserva il card. Reina: “Una recente ricerca statistica del Censis sostiene che gli italiani che si definiscono cattolici sono il 71%. Di questa percentuale, il 15% si dichiara praticante. È probabile che la percentuale di coloro che partecipano alle nostre liturgie sia effettivamente ancor più bassa, ma la maggioranza di questo 71% afferma di vivere la sua fede interiormente, di ritenere importante la vita spirituale, di credere a una vita dopo la morte. Esiste, insomma, una cosiddetta zona grigia fatta di volti, storie, ragazzi, padri e madri di famiglia, persone malate. Ci sta a cuore prenderci cura dei cristiani che non frequentano le nostre parrocchie, come Papa Francesco ci ha chiesto sin dalla sua prima esortazione apostolica Evangelii gaudium”.