
L’impatto del nuovo processo civile della famiglia, introdotto con la Riforma Cartabia, sulla tutela del minore rappresentata e supportata dalle associazioni in ambito processuale. Se ne è parlato al convegno “Il tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie. La ricaduta sulla tutela dei minori: luci e ombre”, che si è svolto oggi al Senato su iniziativa di Assocomunicatori e al quale hanno preso parte esponenti delle associazioni familiari, politici e giuristi. L’incontro, organizzato dal Forum delle associazioni familiari con la partecipazione dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci), ha offerto, a distanza di quasi due anni dall’entrata in vigore del nuovo rito e in attesa dell’istituzione del Tribunale unico, riflessioni e osservazioni sulla ricaduta dell’applicazione della riforma stessa.
La Riforma Cartabia ha modificato il processo civile della famiglia con l’intento di ridurre la durata dei processi, di ottimizzare le risorse e unificare i procedimenti attraverso l’istituzione del Tribunale unico. Alcune norme hanno aperto un dibattito tra giuristi, magistrati, avvocati e associazioni che si occupano di minori e di famiglie in difficoltà. Si sono sollevate perplessità sulla loro applicazione concreta, sia sui procedimenti di separazione e divorzio sia in relazione ai procedimenti che attengono le limitazioni o la decadenza della responsabilità genitoriale, gli allontanamenti dei minori e gli affidi.
I figli spesso non vogliono essere coinvolti nel conflitto fra i genitori. L’obbligatorietà dell’ascolto da parte del giudice, che può (ma non deve) avvalersi dell’assistenza di esperti, rischia di esporre il minore alle vicende processuali dei genitori. Il Forum ritiene “opportuno che sia previsto l’ascolto del minore (valutando capacità e disponibilità dello stesso) in un ambiente protetto con la partecipazione di personale qualificato (psicologi o pedagogisti)”.
Il Forum non chiede che si abbandoni la costituzione del Tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie. “Chiede che il sapere e le esperienze di decenni di Tribunale per i minorenni (fiore all’occhiello d’Italia) non diventi sapere da biblioteca, ma continui ad animare lo spirito di quanti si adoperano per tutelare l’infanzia e l’adolescenza”. In particolare, “la riduzione del ruolo dei giudici onorari e del loro valore aggiunto rischia di indebolire profondamente le decisioni relative ai minori. Il rischio oggettivo del ricorso alle Ctu da parte di un giudice monocratico, paradossalmente allungherebbe i tempi processuali a dismisura, andando così contro lo spirito iniziale della riforma e perdendo completamente di vista l’interesse del minore”.
Inoltre il Forum ritiene che, come nei casi urgenti (che con la riforma hanno visto la definizione di tempi decisionali stretti), sia “importante definire tempistiche chiare e inderogabili per le decisioni che riguardano i bambini minori di 2 anni”.
In generale “è fondamentale che venga approfondito il ruolo del curatore speciale da affiancare ai minori nelle diverse situazioni processuali, con particolare attenzione alla formazione di questi affinché acquisiscano competenze psicologiche e pedagogiche, nonché metodi di ascolto dei minori, oltre alle necessarie competenze giuridiche”.