
Si spengono, a tarda sera, i riflettori sul Consiglio europeo a Bruxelles. E l’impressione è che il nuovo summit, il secondo in due settimane, abbia portato scarsissimi risultati. La convocazione dei capi di Stato e di governo Ue ha consentito, ieri, di incontrare, on line, per l’ennesima volta il Presidente ucraino Zelensky, e di ascoltare il segretario generale Onu Guterres. Poi competitività economica, Ucraina, difesa, migrazioni. Ma nessuna parola di novità, nessuna reale decisione, nonostante le dichiarazioni del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, della presidente della Commissione Ursula von der Leyen (nella foto la conferenza stampa), e dei leader nazionali.
Sull’Ungheria ribadito il sostegno economico e militare, ma il piano da 40 miliardi, poi diventati 5, proposto dall’Alto rappresentante Kaja Kallas appare fortemente ridimensionato. E il documento conclusivo di sostegno a Kiev ha visto solo 26 firme: l’Ungheria di Orban si sfila, e appare più vicina a Mosca. L’Ungheria “ha una posizione diversa dagli altri 26 su come appoggiare l’Ucraina perché si arrivi alla pace”, ha dichiarato il presidente Costa. “Dobbiamo rispettarla, ma non possiamo rimanere bloccati perché l’Ungheria ha un’idea diversa dagli altri”. Costa ha aggiunto nella conferenza stampa al termine dei lavori: “Oggi il Consiglio era sulla competitività. Abbiamo avuto uno scambio buono con Zelensky e riaffermato il pieno sostegno a Kiev”. “Abbiamo concordato di rafforzare la nostra industria militare nei prossimi 5 anni”.
Piuttosto evasiva anche Von der Leyen: “La base della discussione odierna è stata la presentazione del Libro bianco” sulla difesa “che ha un nome che dice tutto, ovvero Readiness 2030”, pronti per il 2030. “È un ambito più ampio: non c’è solo il finanziamento, che include, oltre alla clausola di salvaguardia nazionale anche l’elemento Safe, ma l’ambito più ampio è se si guarda a cosa finanziamo con lo strumento Safe e le clausole di salvaguardia nazionale”. Difficile da decifrare… “Queste sono, ad esempio, le priorità infrastrutturali, la mobilità militare. Ovviamente, le lacune di capacità dai missili ai droni all’artiglieria e altri elementi. E c’è anche la moderna guerra elettronica inclusa. Tra cui l’elemento informatico, ma include anche l’intero elemento di comunicazione”.
Sulla migrazione non si è andati oltre il ribadire che occorre rimpatriare i migranti irregolari. Tornando alla difesa, nel capitolo dedicato delle “Conclusioni” si legge: “Il Consiglio europeo chiede un’accelerazione dei lavori su tutti i filoni per aumentare in modo decisivo la prontezza di difesa dell’Europa entro i prossimi cinque anni”. Il Consiglio europeo ricorda che “un’Unione europea più forte e più capace nel campo della sicurezza e della difesa contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica ed è complementare alla Nato, che rimane, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva”. Rimane, invece, la divisione su come finanziare il riarmo nazionale, anche in relazione al fatto che la difesa non è di competenza comunitaria bensì nazionale.