Ordinariato militare: mons. Marcianò a nuovo sacerdote e novello diacono, “le vostre promesse di oggi danno vita a quella di Dio”

(Foto Omi)

“Educati dall’amore familiare, avete sentito il desiderio di servire l’uomo, di custodirlo con le modalità di custodia proprie delle Forze Armate e Forze dell’ordine. La voce di Dio vi ha sorpresi lì; e ciò che appariva quasi un contrasto tra la missione militare e la vocazione presbiterale si è rivelato, in realtà, una sintesi così luminosa da poter venire solo da Dio: essere cappellani militari. Impossibile dubitare, impossibile ‘contraddire’”. Con queste parole mons. Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, si è rivolto a Giuseppe Salomone e a Salvatore Guarnieri, ordinati rispettivamente sacerdote e diacono, durante una celebrazione svoltasi ieri a Roma nella basilica Santi XII Apostoli. L’arcivescovo castrense ha riproposto all’attenzione del novello sacerdote e del nuovo diacono la figura di san Giuseppe e del suo “sì” incondizionato a Dio, nel giorno della festa liturgica. La storia della sua chiamata, “inattesa, inimmaginabile, una vocazione che gli ha permesso di essere il più vicino a Gesù; addirittura, di esserne il ‘custode’”, della sua obbedienza, “non accettandola passivamente ma sapendo leggerla, ascoltarla e scorgervi dentro la volontà e la sorpresa di Dio” e della sua umiltà”. Mons. Marcianò ha esortato Giuseppe e Salvatore a “non temere” perché l’ordinazione “vi consegna la Chiesa e vi consegna alla Chiesa, con la modalità di amore sponsale racchiusa nella castità del celibato. C’è qui una bellezza da voi già percepita se tu, Salvatore, oggi puoi esprimere questa promessa e tu rinnovarla, Giuseppe, innestandola dentro il munus profetico”. “Anche per San Giuseppe – ha detto l’arcivescovo castrense – la castità è stata profezia e pienezza, nonostante un certo ‘devozionismo’ lo presenti solo come privazione, limitazione”. Mons. Marcianò ha ricordato l’importanza della “paternità spirituale con cui il sacerdote è tutto e solo di Dio” e della preghiera che “deve essere la nostra unica ricchezza, la nostra unica sicurezza, la sola via per affidarci e fidarci della Provvidenza”. “Non smettete di stupirvi per la bellezza di questa santificazione e coltivatela anzitutto in voi, in spirito di povertà: povertà che vi fa condividere i beni materiali con i poveri; povertà che potrà avvolgervi in tempi di aridità, di crisi… esperienze vissute pure dai santi. Cari amici, le vostre promesse di oggi, dunque, non fanno che dare vita alla Promessa di Dio, accarezzata nei progetti umani ma resa splendida dal Suo disegno”.

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