
Cinquanta anni di Agesci: “Un cammino che ci dimostra che è possibile lasciare, anzi restituire, ai ragazzi il mondo migliore e diremmo anche più felice, di come lo abbiamo trovato”. Con queste parole, Fabrizio Marano, capo scout d’Italia, ha sintetizzato il valore sociale e politico dell’azione svolta dall’Agesci in 50 anni di storia. L’occasione è stata la presentazione del libro “Per strade non battute, 50 anni di Agesci tra educazione, testimonianza e impegno civico”, che ha avuto luogo ieri sera, in Campidoglio, a Roma. “Un racconto di esperienze illuminate dai valori che ovunque in Italia, dal 1974 ad oggi, esprimono la fedeltà di capi e ragazzi alla legge e alla Promessa scout”, ha aggiunto Marano ricordando “la testimonianza coerente di migliaia di capo, capi e assistenti ecclesiastici al Patto associativo dell’Agesci, la nostra ‘Carta’ costituzionale”. Patto associativo che, ha spiegato, “incoraggia la ‘scelta di azione politica quale impegno irrinunciabile che ci qualifica in quanto cittadini, inseriti in un contesto sociale che richiede una partecipazione attiva e responsabile alla gestione del bene comune’ da costruire secondo uno stile progettuale orientato alla promozione della cittadinanza attiva”. Marano ha ricordato la presenza scout “nelle situazioni di bisogno che abbiamo incontrato, dalle grandi calamità che hanno colpito il nostro Paese alle emergenze sulle coste e nei nostri territori” e l’impegno “a costruire una società più giusta, che oppone con ogni sforzo e passione, l’educazione dei giovani a tutte quelle forme, mafiose e clientelari, che schiacciano e contaminano i nostri territori, ieri come oggi, dappertutto in Italia”. Per il capo scout d’Italia “la dimensione comunitaria proposta e vissuta nei territori è la chiave principale per lo sviluppo qualitativo particolare della gioventù. All’interno di essa maturano il gusto del ‘dovere’ inteso come donazione di sé in vista di un comune benessere (pensiamo alla buona azione e al servizio) e la capacità di adoperarsi nella tutela dei ‘diritti’ in una prassi che metta al centro il riconoscimento della dignità della persona”. Da qui deriva un’attenzione continua alle “condizioni delle realtà rese marginali all’interno del nostro Paese e che determinano in noi la volontà di mantenere i presidi educativi all’interno di tali comunità. E lo potremo fare – ha spiegato Marano – continuando ad abitare la strada”. Che vuol dire anche, in ambito scout, “l’impegno di adulti nel mantenere aperte le realtà educative. La profezia espressa 50 anni fa – ha concluso – ci chiede di essere sempre pronti e disponibili, come sentinelle, sin dalle prime ore di luce di ogni nuovo giorno ad agire per il ‘ben-essere’ delle comunità che abitiamo. Il dialogo inter-generazionale aiuti la costruzione di ponti di fiducia che portino dentro memoria, esperienza e speranza nelle nostre comunità”.