“Proponiamo, sia al Governo nazionale che ai diversi attori convocati ai tavoli di dialogo e ai Paesi accompagnatori e garanti, la costruzione di un quadro etico che garantisca il rispetto della vita, dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario e fornisca chiarezza e sicurezza circa lo scopo della pace che si vuole raggiungere”. Lo ha detto ieri mons. Francisco Javier Múnera Correa, arcivescovo di Cartagena e presidente della Conferenza episcopale colombiana (Cec), aprendo l’assemblea plenaria dell’episcopato, a Bogotá, in riferimento al difficile cammino di pace che il Paese sta vivendo. Questo, in particolare, alla luce degli scontri in atto, soprattutto nella provincia del Catatumbo, nel nordest del Paese
Mons. Múnera ha sottolineato l’importanza di vivere la sinodalità, rafforzare la speranza e assumere con coraggio la missione evangelizzatrice nel mezzo delle molteplici sfide sociali ed ecclesiali che la Colombia sta vivendo. Riferendosi all’attuale situazione del Paese, ha affermato che i vescovi “rinnovano il loro impegno a continuare nel servizio della riconciliazione e della pace in Colombia, favorendo tutti gli sforzi che danno sollievo e speranza alle comunità”. L’arcivescovo ha, poi, confermato l’impegno per la “casa comune”, in linea con l’enciclica Laudato Si’ e con gli sforzi della Chiesa, in eventi come la Cop 16 di Cali. E ha ribadito l’urgenza di educare alla cura dell’ambiente, promuovendo una conversione ecologica che motivi la partecipazione dei cittadini e il dialogo interistituzionale.