Haiti: attacchi e terrore nel sobborgo di Kenscoff

Un allarme per la crisi umanitaria senza precedenti per Haiti arriva dalla famiglia internazionale Nhp (Nostri piccoli fratelli), a cui appartiene anche la fondazione Francesca Rava, e dalla collina di Kenscoff, località che sorge nell’hinterland meridionale della capitale, Port-au-Prince, e una delle zone prese di mira dalle bande armate nelle ultime settimane, con diversi massacri e decine di vittime. “La violenza dei gruppi armati ha costretto centinaia di persone a fuggire dalle loro case in cerca di sicurezza. Il nostro programma Kay St. Hélène, situato sulle montagne di Kenscoff, ha dovuto aprire le sue porte per accogliere 392 rifugiati – si legge nel sito di Hhp -. Domenica 16 febbraio, i membri di bande pesantemente armate hanno lanciato attacchi nella zona di Kenscoff, compresa la presa della riserva ecologica di Wynne Farm e di infrastrutture strategiche. Gli scontri tra le bande e le forze di sicurezza sono stati intensi e hanno portato alla fuga dei civili in fuga dalla violenza. Tra i rifugiati ci sono 145 bambini e 247 adulti, che hanno perso tutto: case, beni, cibo e vestiti. Senza un rifugio sicuro, si sono rivolti al nostro programma Kenskoff in cerca di protezione e sostegno. Ora li abbiamo ospitati nella nostra scuola e stiamo distribuendo generi alimentari di base come riso, fagioli, olio e acqua, sia a loro che ai bambini che già vivevano nella nostra casa”. “Dovremo riuscire a capire cosa sta succedendo. All’interno i nostri bambini sono al sicuro, ma hanno molta paura. Siamo in una situazione in cui non vogliamo che arrivi la notte, perché fa paura”, la testimonianza da Kenscoff, una delle località in cui Hhp è presente nella capitale, grazie, soprattutto, al lavoro di coordinamento del missionario e sacerdote statunitense padre Nick Frechette. Questi rifugiati che si sono stabiliti nella nostra scuola, chiusa dal fine settimana, si aggiungono ai 340 bambini che vivono nel centro residenziale NPH nello stesso edificio, tra cui 53 bambini disabili del programma Kay Christine e oltre 100 lavoratori, molti dei quali sono rimasti nella nostra sede in cerca di protezione. “Attualmente stiamo fornendo assistenza a più di 500 persone, tra cui rifugiati e bambini”, si riporta nella testimonianza.

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