“La ‘Rete di Trieste’ – che ho definito ‘una sorpresa dello Spirito’ – non costituisce l’avvio di un processo per la costituzione di un movimento politico, né vuole escludere qualcuno. Ma coltiva l’intento di includere in maniera trasversale quanti amministrano la cosa pubblica avendo chiaro il riferimento per le loro scelte i principi della Dottrina sociale della Chiesa”. Lo ha affermato questa mattina mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, aprendo in videocollegamento la seconda giornata della costituente “La rete di Trieste. (Perfino) più di un partito” in svolgimento al Th Hotel Carpegna di Roma.
Nella sua riflessione, il presule dopo aver portato i saluti del card. Zuppi – “che ha grande stima per i cattolici impegnati a servizio del bene comune” – si è soffermato sui “veri e falsi profeti” di cui si parla nel Vangelo di Matteo. I “profeti coltivano la speranza” ma bisogna stare attenti e saperli distinguere – attraverso un “discernimento” non sempre “facile” – “tra coloro che illudono e hanno secondi fini e chi invece lascia avanzare il regno di Dio”. “Ciascuno di voi incarna la profezia nel suo impegno per il bene comune”, il tributo di mons. Renna che ha invitato a “misurare il proprio impegno sulle attese più importanti, che per noi credenti sono quelle delle Beatitudini”, e a “rispondere alle esigenze che vengono dal grido dei poveri che è un tutt’uno con il grido della terra”. “Il frutto – ha evidenziato – non è la politica ma il bene della polis, e la politica è lo strumento” per raggiungerlo. “A Trieste – ha rilevato – abbiamo visto che la democrazia è sostanziale”; e, “atterriti dall’astensionismo”, ha richiamato la necessità di “rigenerare la partecipazione”. L’arcivescovo si è poi soffermato sul “pluralismo di scelte partitiche da parte dei cattolici che non vogliamo piegare ad un progetto univoco ma accompagnare a realizzare opere di giustizia e carità”.