Giubileo 2025: p. Gargano (monaco camaldolese), “non si spenga la speranza nelle carceri”

E se il Giubileo fosse l’occasione per “chiedere alla pubblica giustizia di non fermarsi soltanto ai fatti, ma di aprirsi al mistero della coscienza, in modo da dare a ciascuno degli esseri umani la possibilità di pentirsi sinceramente e di tentare di cambiare vita”? La provocazione arriva da padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese e fondatore dei Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli, nel libro-intervista “Il Giubileo e la speranza – tracce di spiritualità per l’anno di grazia 2025”, scritto con Salvatore Tomai. Padre Gargano riflette sul significato della speranza cristiana in un tempo drammatico, segnato da violenze e guerre, chiedendosi come vivere a pieno il Giubileo che, da sempre, è “l’inizio di una storia nuova, di un’epoca nuova, di un mondo nuovo”. L’Anno santo, ricorda, “era l’anno della remissione di tutti i debiti, della liberazione degli schiavi, in cui la terra si riposava, essendo rispettata in tutto e per tutto”. “Si potrebbe dire – aggiunge – che era l’anno della serenità e della speranza ritrovata, quando finalmente si poteva iniziare tutto ex novo”. In quest’ottica, anche le carceri “non dovrebbero mai in nessun modo spegnere la speranza di poter dare inizio a una nuova vita”, sottolinea padre Gargano che, nel dialogo con Tomai, propone di cambiare il nome degli Istituti penitenziari in “Istituti per il ripensamento”, per evidenziare che “comunque si può ricominciare una vita che aveva portato a un comportamento del quale adesso ci si può pentire amaramente”. Perché, ricorda, “non c’è giustizia senza apertura alla misericordia”.

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