
“Non siamo lobby, non vogliamo dare vita a correnti, non vogliamo far nascere l’ennesimo partito. Siamo una rete nata per rispondere ad un bisogno semplice, forse poco politico: il bisogno di essere meno soli. Quello di chi vive la solitudine in un tempo di linguaggi e comportamenti ostili e si ostina a credere che si possa far politica rimanendo cordiali, fermi, mai aggressivi. Ci piace parlarci, confrontarci, fare sintesi anche se apparteniamo a schieramenti o partiti diversi”. Lo ha chiarito oggi pomeriggio Francesco Russo, vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, intervenendo alla costituente “La rete di Trieste. (Perfino) più di un partito” in svolgimento al Th Hotel Carpegna di Roma. Prima di entrare nel vivo dell’intervento, Russo ha chiesto un applauso per il presidente Mattarella: i presenti hanno tributato una standing ovation, anche a seguito degli attacchi che il Capo dello Stato ha subito dal Governo russo per le recenti parole pronunciate a Marsiglia sull’invasione dell’Ucraina. Ricorrendo poi all’immagine dell’ornitorinco, Russo ha invitato ad approcciarsi alla “Rete di Trieste” evitando “le categorie del passato; pensiamo in un modo nuovo, inedito, mai visto. La rete vuole essere uno strumento per fare politica, perfino più di un partito”. “Non siamo nostalgici di un nuovo centro”, ha chiarito, aggiungendo che non è tempo di “nuovi contenitori o leadership”. E ha rivolto ai partiti l’appello ad “abbassare i toni, mettersi in discussione, chiedersi insieme a noi perché hanno perso autorevolezza” e “stanno fallendo nel loro compito di favorire nelle istituzioni l’impegno delle persone più preparate, autorevoli, generose e capaci di creare buona socialità”. Russo ha osservato che “se la democrazia e la partecipazione sono profondamente malate la prima sida è prendersi cura di questi mali”. E ha invitato a “progettare insieme”, in un’Italia che “non ha bisogno dell’ennesimo protagonismo neppure se venisse da noi cattolici”. La rete – ha proseguito – “parla di temi politici, fa politica”; non sarà un partito ma “un luogo spiazzante, rivoluzionario” capace di un “nuovo stile di azione” attraverso il quale “trovare risposte per migliorare la vita a partire da quella di chi è a margini”.