Un compromesso che rimanda, per il momento, il trasferimento del lavoro per la salvaguardia di minori e adulti vulnerabili a un ente esterno alla Chiesa, anche se un primo passo in questa direzione viene fatto con l’avvio di un gruppo di lavoro indipendente che si occupi di questo settore. Ieri il Sinodo generale, l’organo che guida la Chiesa di Inghilterra, ha votato, con ampia maggioranza, 392 voti a favore e 9 contro, per il cosiddetto “modello 3” che, per la prima volta, affida a un ente indipendente il controllo della tutela dei minori, anche se in modo soltanto parziale, perché i responsabili di questo settore che operano nelle cattedrali e nelle diocesi rimarranno al loro posto. Delusione perché la chiesa di stato inglese non ha fatto la scelta più radicale, il cosiddetto “modello 4”, con il quale avrebbe rinunciato completamente ad occuparsi della protezione dei minori è stata espressa dalle associazioni delle vittime di abusi, dal vescovo anglicano competente in questa materia, Joanne Grenfell, dall’arcivescovo di York Stephen Cottrell che fa le veci, in questo momento, del primate uscente Justin Welby e dalla professoressa Alexis Jay, alla quale la Chiesa aveva affidato un’inchiesta indipendente sulle strutture esistenti di salvaguardia dei minori. “Oggi abbiamo perso l’opportunità di dire, senza equivoci, alle vittime e ai sopravvissuti degli abusi che ascoltiamo le loro preoccupazioni e i loro dubbi sulla capacità della Chiesa di combattere gli abusi”, ha detto al Sinodo il vescovo Joanne Grenfell.