
“Nella nostra società, si tende a parlare tanto ma ad ascoltare poco: in famiglia, al lavoro e specialmente sui social, dove ci si possono scambiare fiumi di parole e di immagini senza mai incontrarsi davvero, perché non ci si mette veramente in gioco l’uno per l’altro”. È l’analisi del Papa, nei primi vespri della Festa della Presentazione del Signore presieduti nella basilica di San Pietro alla vigilia della Giornata mondiale della vita consacrata, che si celebra domani. “Tante volte – ha proseguito a braccio – nel dialogo quotidiano prima che si finisca di parlare già esce la risposta: non si ascolta”. “Ascoltarci, prima di rispondere, accogliere la parola dell’altro come un messaggio, come un tesoro, un aiuto per me”, l’invito ancora fuori testo. “L’obbedienza consacrata – ha spiegato Francesco – è un antidoto a tale individualismo solitario, promuovendo in alternativa un modo di relazione improntato all’ascolto fattivo, in cui al dire e al sentire segue la concretezza dell’agire, anche a costo di rinunciare ai miei gusti, ai miei programmi e alle mie preferenze. Solo così, infatti, la persona può sperimentare fino in fondo la gioia del dono, sconfiggendo la solitudine e scoprendo il senso della propria esistenza nel grande progetto di Dio”. Infine, il richiamo al “ritorno alle origini”: “Ma non un ritorno alle origini come tornare a un museo, tornare alle origini della vita nostra”, l’aggiunta a braccio. “Ci ricorda che il rinnovamento, prima che con le riunioni e le tavole rotonde, che sono utili – ha osservato il Papa –, si fa davanti al Tabernacolo, in adorazione”. “Noi abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione”, ha detto Francesco ancora a braccio: “L’adorazione in silenzio: così si riscoprono le proprie fondatrici e i propri fondatori”. “Grazie per la vostra testimonianza, è un lievito per la Chiesa”, il saluto finale ai presenti.