Una Caracas “militarizzata” e un’atmosfera carica di tensione accompagna la vigilia dell’insediamento del presidente venezuelano Nicolás Maduro per il suo terzo mandato, prevista domani, 10 gennaio, a Caracas. La vittoria di Maduro è stata fortemente messa in discussione dagli organismi internazionali e da numerosi Paesi. Gli ultimi giorni sono stati caratterizzati da una nuova ondata di repressione e di arresti, che hanno riguardato anche l’ex candidato presidenziale Enrique Márquez. Tra le varie denunce, il “sequestro” di sei politici dell’opposizione, nonché la “scomparsa” dell’attivista Carlos Correa, presidente dell’ong Espacio publico, e l’arresto del genero del leader dell’opposizione Edmundo González Urrutia, Rafael Tudares, a Caracas.
Proprio González Urrutia, che si considera il legittimo presidente, ha annunciato di voler tornare nel Paese, per giurare egli stesso come presidente, e sette ex presidenti di Paesi latinoamericani hanno annunciato di volerlo accompagnare. Per questo, ieri le autorità venezuelane hanno annunciato che emetteranno ordini di cattura contro i sette ex presidenti, che sono Andrés Pastrana (Colombia), Mario Abdo Benítez (Paraguay), Vicente Fox e Felipe Calderón (Messico), Mireya Moscoso ed Ernesto Pérez Balladares (Panama) e Jamil Mahuad (Ecuador).