Pace: Moro (economista), “il debito estero è una condanna alla povertà. Istituire un Forum per definire le regole del prestito responsabile”

“Venticinque anni fa dicemmo che il debito era una condanna alla povertà e oggi lo possiamo ribadire”. A dirlo è l’economista Riccardo Moro, intervenuto al convegno sul messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace, organizzato alla Pontificia Università Lateranense. Già in occasione del Giubileo del 2000 Moro è stato direttore della fondazione della Cei che si interessò all’operazione di remissione del debito di due Paesi africani (Guinea Conakry e Zambia) nei confronti dell’Italia. “Sappiamo – spiega – che i Paesi con basso reddito pro capite i diritti fondamentali non sono spesso rispettati, così come la dignità delle persone non è onorata. In modo concreto dobbiamo vedere le ingiustizie e come è possibile intervenire. Venticinque anni fa abbiamo posto la condizione del prestito responsabile per sottolineare la responsabilità di chi usa le risorse e chi le presta definendo le condizioni adeguate. Quella nuova fase effettivamente cambiò la realtà in molti Paesi e permise la riapertura delle borse. Il problema è che oggi ci ritroviamo in una situazione lievemente inferiore rispetto al 2000 perché le regole non sempre sono state rispettate”. Il caso più clamoroso, secondo Moro, è quello della Cina che si affacciava allora al mercato internazionale e aveva forti interessi nei Paesi del Sud del mondo. “Oggi – osserva – ci sono molti soggetti privati con cui è più difficile richiedere la cancellazione del debito. Siamo in una situazione del peso del debito rilevante che in alcuni Paesi supera il Pil. In un contesto in cui il populismo, la violenza e la guerra crescono, una relazione perversa come il debito alimenta tensioni all’interno e all’esterno degli Stati”. Di fronte a questo quadro, è necessario istituire, secondo l’esperto, un forum presso le Nazioni Unite che serva a definire nuove regole di prestito responsabile, indicare i criteri di sostenibilità del debito e gestire le crisi. 

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