Il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi del Myanmar, ha chiesto nel suo messaggio di inizio anno, la fine immediata della violenza nella nazione dilaniata dalla guerra, dando priorità alle vite dei civili e lavorando per la riconciliazione. “Il ciclo di violenza deve cessare”, scrive il cardinale nel suo messaggio, rilanciato in lingua inglese dall’agenzia cattolica Ucanews, chiedendo ai leader della nazione colpita dalla guerra civile di porre fine alla violenza impegnandosi per la guarigione e la riconciliazione. “Dobbiamo unirci per proteggere i civili, in particolare i bambini innocenti, dai danni. Le famiglie distrutte devono essere rese unite e chi non ha voce deve essere ascoltato”. La violenza è scoppiata il 1° febbraio 2021, quando la giunta militare ha preso il potere, deponendo un governo eletto. Fino ad oggi, nella guerra civile, sono morte almeno 5.350 civili. Si contano più di 3,3 milioni di persone sfollate in un paese che conta 54 milioni di abitanti. La guerra ha anche spinto più della metà della popolazione a vivere al di sotto della soglia di povertà, secondo i rapporti delle Nazioni Unite. “Sogniamo un Myanmar in cui nessuna vita sia diminuita, nessuna comunità emarginata e in cui la pace non sia un ideale astratto ma una realtà condivisa”, ha affermato il cardinale. “Possa il 2025 essere l’anno in cui la pace sbocci in ogni cuore e in ogni angolo del Myanmar”, è l’augurio dell’arcivescovo. “Possano gli sfollati trovare rifugio, gli emarginati essere sollevati e i giovani risorgere con una speranza incrollabile per riprendere il futuro che meritano”. Il cardinale Bo ha delineato una visione per il percorso di pace in Myanmar. Ha chiesto la fine immediata della violenza e la protezione dei civili, in particolare dei bambini, sottolineando che “nessuna vita è diminuita, nessuna comunità emarginata”. Il pensiero dell’arcivescovo si rivolge in particolare ai giovani che sono “gli architetti della pace”. “Offrendo istruzione, spazi sicuri e opportunità, diamo loro il potere di ricostruire non solo le loro vite, ma anche l’anima della nostra nazione”. Il leader della chiesa cattolica in Myanmar ha anche indicato la riconciliazione come via per la pace. “La riconciliazione non è solo un processo; è una scelta, una scelta di amare oltre il dolore, di costruire oltre la distruzione”. Anche stabilire giustizia e dignità porta alla pace. “La vera pace – osserva il cardinale – trascende l’assenza di guerra; incarna la presenza di giustizia, sicurezza e dignità per tutti. La pace è costruita sul fondamento della fiducia, nutrita dalla compassione e sostenuta dalla speranza”.