Le organizzazioni sociali che fanno parte del Comitato nazionale Monseñor Romero hanno invitato ieri il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, a porre il veto alla legge approvata lo scorso dicembre per consentire l’esplorazione e lo sfruttamento minerario nel Paese centroamericano. Il comitato, come riporta l’agenzia Efe, sostiene che “l’attività di estrazione mineraria avrebbe gravi implicazioni per la gestione del bacino idrografico del fiume Lempa”, che “è la principale fonte di approvvigionamento di acqua potabile per un gran numero di salvadoregni”. Un appello destinato, con ogni probabilità, a non essere accolto, dato che proprio Bukele è stato il più convinto promotore della nuova legge, approvata lo scorso 23 dicembre dal Parlamento, dove i partiti di Governo hanno una maggioranza schiacciante. Le organizzazioni, che si aggiungono agli appelli lanciati nelle scorse settimane, tra gli altri, dall’arcidiocesi di San Salvador e dalla Conferenza episcopale salvadoregna, hanno sottolineato in un comunicato che “l’estrazione di metalli preziosi viene effettuata utilizzando grandi quantità di acqua in cui vengono diluite grandi quantità di cianuro, arsenico, mercurio e acido solforico, tutti elementi necessari per sciogliere la roccia e separare l’oro da essa”. All’inizio di dicembre dello scorso anno, il presidente Bukele ha affermato che il Paese centroamericano possiede i giacimenti d’oro “con la più alta densità per chilometro quadrato al mondo”. Tuttavia, secondo il Comitato, nessuna istituzione governativa ha presentato studi tecnici per dimostrare le affermazioni del presidente, né sono state fornite informazioni sui “benefici” economici che lo sfruttamento dell’oro nel Paese porterà ai suoi cittadini. Secondo le organizzazioni ambientaliste, si stima che l’estrazione mineraria interesserebbe circa 4 milioni di persone nella parte settentrionale di El Salvador.