Sergio Mattarella: Aggiornamenti Sociali. Riggio (direttore), da 10 anni sostiene “un patriottismo unitario e inclusivo”

(Foto Paolo Giandotti - Ufficio Stampa per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Il 31 gennaio di dieci anni fa Sergio Mattarella veniva eletto presidente della Repubblica, iniziando ufficialmente il proprio mandato il 3 febbraio 2015. Dieci anni intensi, che lo hanno visto incarnare il ruolo di rappresentante dell’unità del Paese in momenti critici, uno su tutti la pandemia da Covid-19, e anche in quelli gioiosi, ad esempio i successi degli sportivi italiani nel mondo. La responsabilità di “rappresentare l’unità nazionale innanzitutto” è stata da lui avvertita fin da subito, come affermato durante il discorso di giuramento per il primo mandato. Un compito di certo non facile, perché basato su un patto sociale fragile e frammentato, per le differenze territoriali ma anche per le divisioni politiche. Partendo da questa constatazione, si sviluppa l’editoriale di febbraio di Giuseppe Riggio, direttore di “Aggiornamenti Sociali”, la rivista dei gesuiti del centro San Fedele di Milano.
Lungo questo decennio, lo scollamento sociale ha allargato la sua forbice: “le polarizzazioni sono sempre più marcate all’interno della vita politica, così come la delegittimazione dell’avversario, la radicalizzazione nelle posizioni estremistiche, il ricorso a parole identitarie e slogan divisivi nella comunicazione”. Dinamiche riguardanti l’Italia e altri Paesi, che di certo non aiutano a costruire il senso di unità, alimentando tra l’altro l’allontanamento dei cittadini dalla partecipazione politica attiva. Il presidente, prosegue Riggio, è intervenuto in più occasioni e in modi diversi per “riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni libere e democratiche”. In particolare, durante il consueto messaggio di fine anno del 31 gennaio 2024, si è soffermato su una parola – Patria – spesso abusata nel dibattito politico, offrendone una lettura nuova e più ampia. Mattarella ha infatti parlato di un patriottismo basato sul servizio, che non appartiene solo a chi indossa una divisa, ma è incarnato anche da lavoratori e volontari, da anziani e giovani, da chi ha la cittadinanza italiana e da chi ha origini straniere e ama l’Italia, ne fa propri i valori e le leggi.
Il direttore rimarca dunque il senso inclusivo e quotidiano che può assumere la parola Patria: “se nella visione tradizionale essere patriottici evoca l’immagine di essere eroi, Mattarella ci suggerisce una diversa accezione, in cui il patriottismo è alla portata di tutti, e quindi interpella tutti”, anche chi non rientra in una concezione produttivistica ed efficientistica della società. “È chiaro che il futuro dell’Italia passa per la capacità di mobilitare tutte le energie creative e costruttive presenti tanto nelle istituzioni quanto nella società civile”: dunque non più una competizione, ma un impegno collettivo e unitario. Questo è il servire, il fare squadra.
Tale visione, conclude Riggio, può apparire utopistica, ma ampliare il senso tradizionale del patriottismo ne cambia la percezione e fa sì che questa parola diventi un orizzonte in cui tutti possano “riconoscersi e sentirsi incoraggiati a offrire il proprio contributo a un bene percepito come comune”.

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