Colombia: scontri e sfollamenti nel Catatumbo, appelli da Chiesa e Onu: “Condanniamo violazioni di diritto umanitario internazionale”

Con più di 80 morti e 45.000 sfollati, proseguono, nella provincia del Catatumbo, nel nord-est della Colombia, gli scontri tra i gruppi armati dell’Eln e della dissidenza Farc, e si moltiplicano gli appelli internazionali. È il caso della Rete ecclesiale per la giustizia e la pace nella Patria Grande, che riunisce 17 Commissioni episcopali di questo tipo in America Latina e nei Caraibi. “Alle forze dell’Eln e dei dissidenti delle Farc chiediamo di desistere da questi atti criminali e disumani che violano la dignità del popolo”, si legge nel messaggio. L’organismo ecclesiale esorta inoltre il governo colombiano a rispettare gli accordi di pace, a rafforzare la sua presenza nelle aree colpite e a lavorare per fermare lo sfollamento forzato di migliaia di famiglie. Il messaggio invita la comunità internazionale, e in particolare il Venezuela, a intervenire per proteggere i diritti delle popolazioni colpite, poiché i fatti accaduti costituiscono violazioni del diritto umanitario internazionale.
Tale punto viene sottolineato, al Sir, da Carlos De la Torre, rappresentante aggiunto in Colombia dell’Alto Commissariato per i Diritti umani delle Nazioni Unite: “Come Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani condanniamo la grave situazione nella regione del Catatumbo, dove gli scontri tra l’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e una dissidenza delle Farc hanno causato più di 80 morti; tra gli omicidi accertati c’è quello di due difensori dei diritti umani. Si tratta dei leader Carmelo Guerrero e Pedro María Ropero, e ci sono state anche molteplici minacce contro i leader sociali della regione, che in molti casi sono stati sfollati con le loro famiglie a Ocaña e Cúcuta. Condanniamo le gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e gli abusi commessi da gruppi armati non statali Questo ufficio delle Nazioni Unite ha verificato con diverse fonti l’uccisione di almeno 60 persone; lo sfollamento forzato di oltre 18.000 persone; il confinamento di oltre 1.000 persone, tra cui 23 comunità indigene del popolo Bari e comunità del popolo Yukpa. Segnaliamo la privazione della libertà di almeno 30 persone; l’allontanamento da scuola di 46.000 bambini e adolescenti; le minacce e la stigmatizzazione dei leader sociali; l’assassinio dei firmatari della pace”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi