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“Dieci anni fa, il 3 febbraio 2015, Sergio Mattarella giurava come dodicesimo Presidente della Repubblica nell’aula gremita di Montecitorio, iniziando il suo primo mandato. Figura defilata della politica, non era molto noto presso i cittadini, che hanno però imparato a conoscerlo e rispettarlo, come confermano gli indici che periodicamente rilevano la fiducia e il gradimento riposti nelle istituzioni”. Lo scrive padre Giuseppe Riggio, direttore di “Aggiornamenti Sociali”. “Il modo in cui è stato presente nei momenti importanti della vita italiana, da quelli più gioiosi come i successi nelle competizioni sportive, ai drammi causati dalla natura o dalla violenza umana, ha incarnato quanto indicato dall’art. 87 Cost. come primo compito del Capo dello Stato: rappresentare l’unità del Paese”. L’importanza di questo aspetto era chiara – secondo Riggio – al neoeletto Presidente, che nelle prime battute del discorso di giuramento del 2015 riconosceva di avvertire “pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato. La responsabilità di rappresentare l’unità nazionale innanzitutto”. Dopo aver sottolineato la dimensione territoriale di questa unità (“dal Nord al Mezzogiorno”) e quella, riprende Riggio, “meno intuitiva ma altrettanto fondamentale dei comuni valori e orizzonti” (“l’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini”), aggiungeva una constatazione realistica: “Questa unità rischia di essere difficile, fragile, lontana”. In questo modo, osserva ancora padre Riggio, “riconosceva l’esistenza dell’unità del Paese, senza nascondere però la debolezza del patto sociale su cui si fonda e lo scollamento presente all’interno della nostra società”. Qui per leggere l’intero articolo.