“La situazione è davvero caotica e richiede azioni di emergenza per salvare la vita di questi bambini”. A parlare dalla Repubblica democratica del Congo è Elias, che lavora con Save the children. Durante la recente escalation del conflitto si trovava a Goma, occupata dai ribelli del movimento M23, ma è riuscito a partire per Bukavu, nel Sud Kivu, separato da Goma dal Lago Kivu. “La nuova escalation a Goma e nei dintorni colpisce sempre di più i bambini – racconta -. La situazione umanitaria e di sicurezza è caotica. Più di 200.000 bambini sono colpiti da questa escalation, che ha separato molti di loro dai genitori. Ieri ho parlato con Julienne, una ragazzina di 15 anni sostenuta da Save the children, che mi ha raccontato che una bomba è caduta nel suo campo profughi a Rusayo, provocando la morte di più di 10 persone, tra cui donne e bambini, e ferendone molte altre. Julienne e i suoi fratellini sono scappati, separandosi così dai loro genitori. Ora Julienne non sa dove siano e non sa neanche come e quando riuscirà a mangiare di nuovo. Dice che non ha speranza di trovare i suoi genitori, nessuna speranza di trovare cibo, e lei e i suoi fratellini ora dormono sul pavimento con il rischio di contrarre malattie. Ieri un’altra bomba è caduta in un centro ospedaliero dove c’erano neonati nel reparto neonatale e diversi bambini sono rimasti colpiti. Non abbiamo ancora tutti i dettagli perché in città gli scontri sono in corso. Sono stati denunciati casi di violenza anche contro bambini e donne”.