Giubileo 2025: mons. Paglia (Pav), si “iscrive in un versante della storia che appare privo di speranza”

Il Giubileo che si è aperto il 24 dicembre scorso si “iscrive in un versante della storia che appare privo di speranza”. Lo sottolinea mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la vita (Pav), nel volume “Il primo giorno di un mondo nuovo” edito da Raffaele Cortina. Il presule, dopo aver citato i focolai di guerra presenti oggi nel mondo, ricorda come Papa Francesco continui ad avvertire che siamo già nel mezzo di una “guerra mondiale a pezzi”: “Potremmo dire – scrive mons. Paglia – che il mondo lo stiamo già facendo a pezzi. Non ci sono visioni larghe, unitive, che facciano intravedere un’Europa e un mondo del domani”. “Senza visioni il futuro è davvero buio”.  Paglia, nel volume, parte da tre personaggi del Vangelo: il buon pastore che non rimane fermo ad aspettare che chi si è perso, forse, torni; il figlio prodigo che prende l’iniziativa di allontanarsi per poi tornare a casa e il buon samaritano che continua il suo viaggio solo dopo essersi preso cura di un uomo mezzo morto sul ciglio della strada. Proprio come i pellegrini, questi tre personaggi si muovono lungo le vie del mondo, cercano nuove strade e le percorrono. E mons. Paglia riflette, a partire da questo, sul senso ultimo dell’anno giubilare dedicato ai “pellegrini di speranza” e che parla a credenti e non credenti. “Senza dubbio, scrive, l’attuale Giubileo è una iniziativa cattolica”, ma non è solo per i cattolici o per i cristiani: nel Giubileo “c’è l’inizio di una realizzazione del futuro del mondo: la fraternità universale fra tutti i popoli. È il sogno stesso di Dio che la Chiesa fa proprio e che propone al mondo intero”. “Tutti i popoli  – è la convinzione di mons. Paglia – sono chiamati ad incamminarsi verso la destinazione comune: quella di una fraternità universale che non escluda nessuno ma che includa tutti senza eccezione alcuna”.

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