Il 29 gennaio 1967 ad Angri (Sa), in una stanza al secondo piano dell’edificio che lui stesso aveva costruito insieme agli operai e ai suoi ragazzi, moriva, per una leucemia fulminante, don Enrico Smaldone, sacerdote della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno e fondatore della Città dei ragazzi, un luogo dove accogliere ragazzi orfani e bisognosi di tutto, un “monumento di amore e segnacolo di civiltà per il nostro paese” come lui stesso la definì nel manifesto che annunziava alla città di Angri la nascita di questa realtà. Il sacerdote sarà ricordato questa sera, alle ore 20, con una solenne celebrazione eucaristica presso la Cittadella della carità “don Enrico Smaldone”.
La folla accorsa per il funerale di don Enrico Smaldone già lo considerava un santo. Nel 1949 dopo la visione di un film che raccontava l’esperienza di padre Edward J. Flanagan, il fondatore di un orfanotrofio per ragazzi in una casa a Omaha, nello Stato americano del Nebraska, decise che anche lui voleva fare lo stesso.
Mentre meditava su questo progetto una mattina “picchia alla porta un bimbo di otto o nove anni. La-cero, sporco, coi capelli arruffati, portava in viso i segni della sofferenza. Gli offrii l’altra metà del caffè che stavo sorbendo e lo invitai a parlare”, raccontò don Enrico. Fu il segno decisivo. Cominciò da quel momento a spendere tutte le sue energie per realizzare il sogno della Città dei ragazzi, un luogo che ha offerto a centinaia di bambini e adolescenti di poter essere accolti, amati, nutriti, istruiti e dove imparare il mestiere della vita. Il giorno in cui presentò il suo progetto (11 febbraio 1949), don Enrico fece una promessa alla quale rimarrà fedele: “Io non desisterò fino a quando non sarà venuto in meno in me l’ultimo respiro”.
Oggi la Città dei ragazzi, affidata nel 2009 dall’allora vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, mons. Gioacchino Illiano, alla Fraternità di Emmaus, un movimento ecclesiale fondato da don Silvio Longobardi, curatore della raccolta degli Scritti di don Enrico (“L’audacia della carità”, Gutenberg, 2010) continua ad essere un luogo di carità. Certamente non con le finalità del tempo di don Enrico perché ai ragazzi orfani e bisognosi di tutto, oggi si sono sostituite le nuove povertà: i bambini non ancora nati salvati dall’aborto e le loro mamme accolti e custoditi da famiglie che presso la Cittadella della carità “Don Enrico Smaldone”, vivono stabilmente insieme ai loro figli.
Grazie anche alla fiducia rinnovata e alla presenza continua dell’attuale vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, mons. Giuseppe Giudice, il sogno di carità resta ed è vivo più che mai. Il 13 luglio 2021 presso la Cittadella della Carità con la prima sessione pubblica del Tribunale per le cause dei santi è stato aperto il processo sulla vita, le virtù e la fama di santità del servo di Dio don Enrico Smaldone. La data scelta dal vescovo Giudice è molto significativa perché il 13 luglio non solo la Chiesa fa memoria di sant’Enrico II Imperatore, ma anche in questo stesso giorno, esattamente 82 anni fa, il servo di Dio veniva consacrato sacerdote dal vescovo Teodorico De Angelis. Il 10 luglio si ricorda invece la data della prima posa della pietra della Città dei ragazzi.