Gaza: indagine 35 organizzazioni umanitarie, “Israele ha disatteso la pronuncia della Corte dell’Aja impedendo l’accesso agli aiuti umanitari”

Nell’ultimo anno Israele ha sistematicamente limitato la fornitura e distribuzione di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, nonostante il 26 gennaio 2024 la pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia avesse richiesto di adottare tutte le misure necessarie a tutelare i diritti fondamentali dei civili coinvolti nel conflitto, prevenendo e punendo qualsiasi violazione della Convenzione sul genocidio del 1948. A rivelarlo è una nuova indagine condotta tra 35 organizzazioni umanitarie impegnate nella risposta umanitaria, tra cui Oxfam, Islamic Relief, Médecins du Monde, ActionAid e Norwegian Refugee Council. Per l’89% delle organizzazioni intervistate, le azioni intraprese da Israele hanno reso più difficile l’ingresso aiuti; per il 93% sono peggiorate le condizioni umanitarie delle persone a cui erano destinate forniture e servizi; la totalità delle organizzazioni impegnate nel fare entrare aiuti a Gaza, tra quelle intervistate, hanno denunciato che le procedure adottate da Israele, si sono rivelate inefficaci, hanno sistematicamente ostacolato la risposta umanitaria o si sono dimostrate inadeguate a soddisfare le enormi necessità della popolazione; il 95% delle agenzie hanno infatti subito costanti ritardi, in alcuni casi fino a oltre 2 mesi, per l’ingresso dei beni necessari alla popolazione intrappolata dentro la Striscia.
Dall’indagine emerge inoltre come sia stato impedito l’ingresso nella Striscia di materiali essenziali come teloni per affrontare il freddo dell’inverno, cucine mobili, kit per l’igiene, cibo e materiale educativo. Questo perché le forniture sono state catalogate da Israele come “a doppio uso”, ossia potenzialmente utilizzabili anche per scopi militari.
“L’attuale e consistente flusso di aiuti, che finalmente stanno entrando a Gaza, rende ancora più evidente quanto Israele abbia ostacolato la risposta umanitaria negli ultimi 15 mesi – ha detto Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia -. Non solo non è intervenuto per migliorare l’accesso umanitario della popolazione ma ha impedito l’ingresso di aiuti salvavita, in spregio al diritto internazionale e alla pronuncia della Corte. Per questo è fondamentale che durante la tregua in corso siano accertate le responsabilità per quanto avvenuto fino ad oggi. Scongiurando il rischio che si ripetano impunemente gli stessi errori e milioni di persone siano lasciate senza alcuna speranza”. L’indagine mette in luce infine le condizioni proibitive in cui gli operatori umanitari hanno lavorato a Gaza, a causa dei bombardamenti sistematici che hanno distrutto le infrastrutture essenziali e colpito lo stesso personale umanitario. Basti pensare che: il 94% degli operatori ha subito sfollamenti anche più di una volta;  il 72% delle agenzie umanitarie intervistate riferisce che le loro sedi sono state colpite da attacchi delle forze israeliane almeno una volta dal 26 gennaio 2024, con molte organizzazioni che riferiscono di attacchi multipli; 7 uffici di organizzazioni umanitarie che si trovavano a Gaza City sono stati pesantemente danneggiati o distrutti, così come diversi centri medici gestiti da Ong; dopo la pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia, il 93% delle organizzazioni umanitarie intervistate è stata costretta a spostare le proprie attività almeno una volta, ma anche in più occasioni, a causa degli ordini di sfollamento e delle offensive militari in corso.
“Tutto questo poteva essere evitato o fermato molto prima. – conclude Pezzati – Ci sono delle responsabilità precise da parte degli Stati terzi, che sono stati incapaci nell’ultimo anno di prevenire i crimini e le atrocità commesse a Gaza, tra cui il rischio di genocidio. Alcuni Stati continuano inoltre a fornire armi a Israele, tra cui l’Italia, evitando di denunciare le violazioni commesse o non intraprendendo le azioni necessarie per prevenirle”. In questo contesto, le organizzazioni umanitarie lanciano perciò un appello urgente affinché “da qui in avanti venga garantito l’accesso umanitario alla popolazione senza alcuna restrizione; chiedono inoltre alla comunità internazionale di intervenire al più presto per fermare le continue violazioni del diritto internazionale compiute, garantendo che Israele sia chiamato a risponderne”.

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