San Francesco di Sales; mons. Marino (Savona), “non è vero che non si crede più, la fede si esprime in altre maniere”

“Il ‘nero’ e l’ingiustizia vanno certamente riconosciuti e denunciati ma mi piacerebbe che i giornalisti raccontassero anche storie positive”. È l’invito che il vescovo di Savona-Noli, mons. Calogero Marino ha rivolto agli operatori dell’informazione durante l’incontro “Giornalisti di Speranza oggi?” per la memoria liturgica del patrono san Francesco di Sales. Una iniziativa promossa dal Servizio per le Comunicazioni Sociali della diocesi. “Per me incontrare i giornalisti è sempre un momento per capire insieme cosa significa essere giornalisti, ossia essere testimoni di speranza, che in casi estremi significa essere anche martiri, come in quello di Cecilia Sala, esempio di testimonianza coraggiosa che riconosce il filo della speranza”, ha aggiunto mons. Marino: “giustamente papa Francesco insiste nel dire che la speranza non illude. La speranza non è facile da trovare per i giornalisti, ci vuole coraggio per testimoniare con una speranza che va cercata come l’acqua sorgiva. Mentre si racconta il ‘nero’, la non speranza, si può raccontare anche la speranza”. Il vescovo ha poi parlato di ciò che manca nella Chiesa di oggi, in particolare “la capacità di leggere con sapienza il nostro tempo presente, caratterizzato dalla complessità. La nostra è una società liquida ed è più difficile leggere una società complessa rispetto ad una semplice”. Infine il presule si è detto soddisfatto della grande partecipazione di fedeli all’apertura del venticinquesimo giubileo ordinario in diocesi: “La gente sente il desiderio di ricominciare ed essere ‘misericordiata’ e il Giubileo deve andare proprio in tale direzione. Non è vero che non c’è più sensibilità spirituale e religiosa, forse oggi la fede si esprime in altre maniere e dobbiamo essere capaci di intercettarle”. All’incontro era presente anche don Angelo Magnano, coordinatore dell’area pastorale Cultura e Bellezza della diocesi di Savona-Noli. “Sul tema dei ‘giornalisti di speranza’ penso ai tanti cronisti morti in guerra nella Striscia di Gaza, dove abbiamo visto scene di esultanza per una tregua che speriamo duri e grazie a cui forse si è arrivati ad un punto di svolta”, ha detto aggiungendo che tuttavia fra le 46mila vittime ci sono anche “tanti colleghi che hanno avuto il coraggio e la speranza di raccontare e per questo hanno dato la vita. Luoghi come Gaza perdono la speranza perché perdono soprattutto intere generazioni di giovani”.

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