“Può accaderci di essere tagliati fuori dalla comunione e dell’amicizia con Dio e con i fratelli quando, più che le orecchie e la lingua, ad essere bloccato è il nostro cuore”. Lo ha raccontato il Papa, nell’omelia della messa presieduta al Sir John Guise Stadium di Port Moresby, commentando il brano evangelico della guarigione del sordomuto. “Ci sono una sordità interiore e un mutismo del cuore che dipendono da tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci chiude a Dio e agli altri: l’egoismo, l’indifferenza, la paura di rischiare e di metterci in gioco, il risentimento, l’odio, e l’elenco potrebbe continuare”, ha spiegato Francesco: “Tutto ciò ci allontana: da Dio, dai fratelli, da noi stessi; e dalla gioia di vivere”. A questa lontananza, ha detto il Papa, “Dio risponde con la vicinanza di Gesù”: “Nel suo Figlio, Dio ci vuole mostrare anzitutto questo: che è il Dio vicino, compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze. E nel brano del Vangelo, infatti, vediamo Gesù che si reca in quei territori periferici, uscendo dalla Giudea, dal proprio ambiente religioso, per andare incontro ai pagani. Così, accorcia le distanze, avvicina coloro che sono considerati lontani, si fa familiare di chi è considerato straniero”. Il Signore, quindi, “tocca colui che è impuro e, così facendo, stabilisce un contatto, annulla la lontananza per farsi vicino. Questa è la vicinanza di Gesù, che viene a toccare la nostra vita e a togliere ogni distanza”. “Con la sua vicinanza, Gesù guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo”, ha osservato Francesco: “quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo. Gesù si avvicina e, come al sordomuto, dice anche a noi: ‘Effatà’, cioè ‘Apriti’”.