Per la prima volta, i vescovi della Colombia dove è maggiore la presenza di comunità indigene si sono incontrati per analizzare insieme il contesto dei loro territori in questa dimensione, lo stato della pastorale indigena nel Paese, nonché le opportunità e le sfide per il suo rafforzamento. Sebbene per molti anni le varie giurisdizioni abbiano avuto molteplici spazi per lavorare con le popolazioni indigene, i vescovi colombiani hanno individuato la necessità di fare un passo avanti.
Quattordici vescovi hanno partecipato all’incontro, che si è svolto il 2 e il 3 settembre presso l’Universidad Santo Tomás di Bogotá. Mons. Omar Alberto Sánchez Cubillos, arcivescovo di Popayán, ha coordinato l’incontro, al quale sono stati invitati due membri dell’Organizzazione nazionale indigena della Colombia (Onic).
Mons. Sánchez ha sottolineato: “Avevamo un debito come vescovi per una conversazione seria, profonda ed estesa sul tema della pastorale indigena. Ognuno di noi, nei propri territori, in cui si trovano le popolazioni indigene, va avanti con iniziative molto, molto particolari, con le tradizioni che una Chiesa ha su questa pastorale specifica… Per renderci consapevoli dell’enorme responsabilità che abbiamo nei confronti dei nostri popoli indigeni, delle loro lotte, dei loro dolori, delle loro richieste, dei loro processi e del ruolo che noi, a partire dal Vangelo, dobbiamo svolgere in questo cammino”.
Padre Carlos Zuluaga, dell’Area etnica della Conferenza episcopale colombiana, ha ritenuto importante che la Chiesa intraprenda questo cammino d’insieme, che coinvolga i 64 gruppi etnici presenti nel Paese, “che sono 64 modi diversi di pensare e 64 modi di vedere la vita nella loro visione del mondo e nella loro cosmogonia”.