Il presidente Usa, Joe Biden, potrebbe presentare in settimana un accordo “prendere o lasciare” (“take it or leave it”) a Israele e Hamas per un’intesa sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Secondo quanto riportato dai media americani, gli Usa continuano a discutere con Egitto e Qatar su un accordo finale su Gaza ma un eventuale rifiuto di Hamas e di Israele potrebbe segnare la fine dei negoziati a guida Usa. Per l’amministrazione Biden il ritrovamento, pochi giorni fa in un tunnel di Rafah, dei corpi di sei ostaggi uccisi “non fa deragliare l’accordo ma casomai dovrebbe aggiungere ulteriore urgenza in questa fase di chiusura, in cui eravamo già”. “Il tempo stringe”, dichiara al Sir Gershon Baskin, direttore per il Medio Oriente dell’International Communities Organization (Ico) e già negoziatore israeliano per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit, catturato nel 2006 da un commando di terroristi palestinesi penetrato in territorio israeliano attraverso i tunnel scavati a Gaza, e liberato dopo 5 anni in cambio di 1.027 prigionieri palestinesi. “Tutti gli occhi sono puntati adesso su Washington – spiega il negoziatore -. L’accordo finale ‘prendere o lasciare’ deve porre fine rapidamente alla guerra a Gaza, garantire il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, il ritiro israeliano completo da Gaza, il rilascio di un numero concordato e dei nomi dei prigionieri palestinesi e un aumento significativo degli aiuti umanitari a Gaza”. Baskin, a maggio scorso, aveva intrapreso un negoziato per conto di alcune famiglie degli ostaggi prima di essere “bloccato” – dopo solo due settimane – da funzionari del Governo israeliano. Questo stop, tuttavia, non gli ha impedito di continuare a tenere i contatti con Hamas. In un messaggio pervenuto ieri al Sir Baskin scrive che “Hamas ha accettato questa bozza di accordo: fine della guerra entro 3 settimane. Ritiro israeliano da Gaza entro 3 settimane e rilascio di tutti i 101 ostaggi israeliani, parallelamente alla liberazione di prigionieri palestinesi”. Questa proposta, secondo il negoziatore, sarebbe stata accettata da Hamas. “Uno dei leader di Hamas – scrive Baskin nel suo messaggio – mi ha scritto: ‘Apprezzo i vostri sforzi e spero che riusciate a raggiungere un’intesa. Noi sosteniamo la vostra proposta, tutti i leader. Ma credo che Netanyahu la rifiuterà’. Ho risposto: ‘Netanyahu rifiuterà, ma noi lo costringeremo; stiamo facendo pressione anche su Washington'”. Duro con Netanyahu anche l’ex ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, che, come riportato dai media israeliani, ha accusato il primo ministro israeliano di anteporre i suoi interessi personali a quelli del Paese, dopo che lunedì scorso ha insistito sulla necessità di un controllo militare israeliano del Corridoio Philadelphia, al confine tra Gaza ed Egitto. Una presa di posizione smentita dai negoziatori israeliani che, riferisce la tv pubblica Kan, che avrebbero dichiarato ai Paesi mediatori (Usa, Egitto, Qatar) di sostenere ancora un ritiro completo dell’Idf dal Corridoio Filadelfia, nella seconda fase dell’accordo. Seconda fase dell’accordo che, secondo Netanyahu, il Gabinetto di Sicurezza non avrebbe ancora discusso.