Sudan: Paese al collasso, Caritas rafforza gli aiuti. E in Ciad progetto “Orti comunitari”

“La peggiore crisi umanitaria attualmente in corso sul pianeta, almeno quanto al numero degli sfollati: oltre 10 milioni, di cui più di 2 milioni fuggiti nei Paesi confinanti. Si aggiungono ai più di 20mila morti accertati (sottostimati) e all’80% degli ospedali del Paese fuori uso, mentre metà della popolazione necessita di ogni genere di aiuto, peraltro difficile da recapitare, dato l’elevato tasso di insicurezza. E poi le violenze dilaganti sui civili, i minori uccisi, violentati o reclutati dalle milizie, il sostanziale blocco delle attività economiche e in particolare l’interruzione delle attività agricole nelle zone fertili del Paese, con conseguenti scarsità di cibo, impennata dei prezzi, rischi di carestia… E un ulteriore elemento di destabilizzazione: il collasso della capitale, di nuovo sotto attacco in questi giorni da parte dell’esercito regolare, una delle parti in conflitto, che tenta di riconquistarla”. Lo si legge in un comunicato di Caritas Ambrosiana, che descrive minuziosamente le condizioni del Sudan e dei Paesi confinanti. “Il Sudan è uno dei più grandi Paesi africani, ma è tra i Paesi al mondo con un basso indice di sviluppo umano (170° su 193 nel 2022). Quello che da un anno vi si consuma, e che determina un autentico disastro umanitario, è uno spietato conflitto interno”.
“Oltre a causare un eccidio fratricida e rilevanti danni materiali in Sudan, la guerra ha generato effetti nei Paesi confinanti, che hanno dovuto accogliere più di 2 milioni di persone: oltre 700mila rifugiati in Ciad, oltre 630mila in Sud Sudan, oltre 500mila in Egitto, oltre 120mila in Etiopia, quasi 30mila in Repubblica Centrafricana e circa 7.500 in Libia. Spesso confinati in campi improvvisati, i profughi hanno come unica opzione la sopravvivenza”. In contesti così difficili, “le Chiese locali giocano un ruolo fondamentale per il sostegno alle persone rifugiate, spesso grazie al lavoro della rete internazionale Caritas, mobilitatasi anche a favore dei profughi sudanesi”.
Diversi sono i luoghi in cui Caritas Internationalis sta operando, insieme alle Caritas locali. “Un esempio importante è costituito dalla città di Mongo, in Ciad: il locale vicariato apostolico e la locale Caritas, grazie al sostegno del network Caritas, contribuiscono all’assistenza dei sudanesi nei campi di accoglienza a Djiabal, Farchana e Métché (provincia del Ouaddai). Caritas Ambrosiana ha deciso di contribuire a questa azione, sinora concretizzatasi nella fornitura di cibo e materiale per l’igiene a circa 30mila persone (la gran parte donne sole con minori e altri soggetti vulnerabili)”.
“Un nuovo, significativo sviluppo progettuale ha per protagoniste le donne profughe del campo di Métché, che non sono rimaste con le mani in mano ad attendere l’arrivo degli aiuti e la fine della guerra. Alcune di loro, dopo aver notato che alcuni terreni limitrofi a Méthcé non erano coltivati, hanno trovato un accordo con i proprietari, che hanno permesso loro di coltivare gratuitamente la terra in cambio della piantumazione e della cura di alberi, indispensabili per frenare la desertificazione in un territorio per sua natura povero e segnato da delicati equilibri ambientali”.
Il comunicato aggiunge: “La proattività delle donne sudanesi non è passata inosservata: gli operatori della Caritas di Mongo hanno deciso di fornire loro strumenti agricoli per coltivare, sementi, alberi da piantumare e soprattutto le attrezzature necessarie per irrigare”. Ne è nato il progetto degli “orti comunitari”, di cui Caritas Ambrosiana ha sostenuto la prima fase e di cui ha valutato positivamente gli esiti. Ora intende consentirne lo sviluppo e la diffusione: “Per questa ragione ha lanciato la campagna ‘Emergenza Sudan – Orti comunitari’, chiedendo a fedeli e cittadini di donare con generosità. In questo modo contribuiranno in generale a intensificare gli aiuti alla popolazione civile sudanese, e nello specifico aiuteranno le donne rifugiate in Ciad a essere protagoniste del proprio riscatto e i loro bambini a nutrirsi in modo adeguato e sano”.

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