“La promozione dello sviluppo umano integrale è di per sé un Giubileo in ogni luogo e in ogni tempo. In effetti, le ingiustizie che un Giubileo cerca di superare non dovrebbero aspettare anni prima di essere affrontate e corrette. L’esigenza di uno sviluppo integrale – e qui pensiamo al territorio della nostra diocesi, della nostra Calabria – si riscontra in ogni momento e richiede giustizia ora e non solo perché viene il 2025!”. Lo ha detto sabato scorso il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, concludendo l’assemblea diocesana che si è svolta a Castrovillari. Per il presule la Chiesa desidera che “il rinnovamento spirituale caratteristico del Giubileo e i suoi effetti sociali siano vissuti non solo in tempi e luoghi speciali, ma anche in circostanze ordinarie”. Il presule invita a “imparare a memoria le Beatitudini” ed evidenzia che il Giubileo sarà una “opportunità” per la chiesa di Cassano allo Ionio per “ripartire dalla speranza”: “Viviamo un tempo, complesso e complicato, dove il futuro è visto come minaccia. Facciamo fatica a guardare avanti con fiducia: guerre, ingiustizie, crisi climatica, crisi della democrazia, crisi economica, aumento delle povertà”. Per “organizzare la speranza” occorre “tornare alla Parola di Dio, alla logica delle Beatitudini, che segnano, con tutto il Discorso della Montagna, un progetto di vita che Gesù propone a coloro che vogliono seguirlo, ieri come oggi”. Tra i temi sui quali si deve soffermare la diocesi in questo anno pastorale mons. Savino ha citato l’iniziazione cristiana, la liturgia e la pietà popolare, “verificando quale fonte e culmine della vita siamo in grado di fare riconoscere nei gesti che compiamo. Non basta – ha sottolineato il presule – un messale, non basta una processione. Dobbiamo osare – insieme, laici e consacrati – chiederci come il Regno di Dio – non qualche strana forza magica o potere sacro – agisce e si lascia interpretare nella ritualità. Il rito è fondamentale per gli esseri umani: il grande lavoro della Chiesa, in ogni epoca, secolo dopo secolo, è stato e sarà quello di esplicitare Gesù – il Gesù dei Vangeli – nei gesti rituali. Bisogna frequentare e amare la Parola di Dio per lasciarla penetrare e convertire, che significa anche semplificare, modificare, rendere leggibili, senza ambiguità, i misteri celebrati. Non meno misteri, ma più domande su come il cuore, la mente, l’agire di una comunità sono aperti a Gesù da ciò che si celebra”. Per mons. Savino è urgente anche “ripensare e rilanciare” in diocesi, la formazione alla cittadinanza responsabile, all’impegno sociale e politico: “è la carità più alta, è la ‘mistica arte’, la traduzione di quanto celebriamo nel linguaggio della comune convivenza, perché l’amore di Dio divenga amicizia sociale, giustizia di rapporti, riscatto degli scartati, voce di chi non ha voce. Occorre con urgenza rilanciare nella nostra chiesa locale la scuola ‘Aretè’ che dal 30 ottobre 2020 con passione, responsabilità e costanza viene portata avanti con la finalità di formare uomini e donne, giovani e adulti, a maturare una coscienza civica, partecipando alla ‘res-pubblica’, alla vita democratica dei nostri territori. Non è più l’ora di una delega deresponsabilizzante ma è l’ora di una partecipazione più fruttuosa alla vita democratica per i beni comuni, che sono a fondamento della costruzione di ogni comunità civile e sociale”.