Il vescovo Giuseppe Maria Palatucci, il nipote Giovanni, il francescano padre Placido Cortese, il vescovo di Assisi, mons. Giuseppe Placido Nicolini con il frate del Sacro convento padre Michele Todde, insieme ad altri, sono solo alcuni, tra ecclesiastici e religiosi che, nel periodo della persecuzione razziale, sono stati artefici di un’azione di accoglienza e salvataggio degli ebrei. Di questo si è parlato, qualche giorno fa, nel corso di un convegno dal titolo: “Un mondo senza memoria” che si è svolto nella chiesa della Madonna del Carmine, a Campagna, luogo dove fu allestito uno dei più importanti campi di internamento degli ebrei e dove operò il vescovo francescano Palatucci, in stretta collaborazione con il nipote, questore reggente a Fiume. A mettere in evidenza il ruolo della Chiesa è stata Marina Rosati, direttrice del “Museo della Memoria di Assisi, 1943-1944”, che ha posto l’attenzione sia sulla straordinaria pagina di accoglienza e fraternità perpetrata nella città del Poverello ad opera di una rete clandestina che faceva capo al vescovo Nicolini, sia su altre situazioni e luoghi dove l’operato della Chiesa è stato unico e provvidenziale. Don Michele Di Martino, rettore del seminario metropolitano di Salerno-Storico, si è soffermato sugli “ebrei di Campagna: attraverso l’archivio di monsignor Palatucci”. Dai documenti e dalle testimonianze, molte delle quali raccolte e ben esposte al Museo della memoria e della pace di Campagna, dove viene raccontata in maniera puntuale e con accorgimenti tecnologici e visivi di ottimo livello, la vita del campo di internamento e l’opera portata avanti dai Palatucci, emerge con evidenza quanto fu importante anche qui il ruolo della Chiesa e comunque di tutta la città campana. Padre Giorgio Laggioni, frate conventuale di Padova e vice postulatore della causa di beatificazione di padre Cortese, ha raccontato tutto l’operato di questo francescano, brutalmente torturato e ucciso dai nazisti, mentre don Michelino Luisi, parroco di Tonara, città originaria di padre Todde, si è soffermato sul tema: “Umanità in gioco, con una Chiesa in uscita, al tempo di Francesco”. A collegare l’operato dei tre francescani, Palatucci, Todde e Cortese è stato padre Felice Autieri, frate minore conventuale e docente di Storia della Chiesa a Napoli e di Storia del francescanesimo ad Assisi, che ha sottolineato “la credibilità dei tre religiosi che non fecero nessuna retorica o spiritualismi ma furono pragmatici e concreti”. “Parlare di Assisi in un contesto dove un altro vescovo benemerito ha fatto tanto per gli ebrei – ha sottolineato Rosati – è stato davvero interessante e di apertura per un percorso nel segno dell’accoglienza e della fraternità. Con il Museo di Campagna, straordinariamente bello, interessante e ben curato grazie anche alle ricerche di Michele Aiello e alla direzione di Marcello Naimoli, abbiamo intenzione di avviare delle collaborazioni e un progetto di ricostruzione della memoria che metta in rete i luoghi con storie simili come queste e dove l’operato della Chiesa è stato risolutivo, anche perché, ci sono documenti che ci fanno pensare a spostamenti e sinergie da una Curia all’altra”.