“Sono circa 8.000 le persone sbarcate sulle coste Italiane nel mese di agosto, dato che rappresenta un incremento di circa il 7% rispetto al mese precedente (7.465). Tra gennaio e giugno gli arrivi erano stati, rispettivamente: 2.258, 2.301, 6.857, 4.721, 4.976, 4.902”. La segnalazione viene dall’Unhcr. “Le persone arrivate sulle coste italiane ad agosto sono partite da Libia, Tunisia e Turchia. La Libia è stata il primo Paese di partenza, con il 70% circa di tutti gli arrivi via mare in Italia”. “Circa il 70% delle persone arrivate ad agosto sono sbarcate a Lampedusa. Altri porti di sbarco includono Roccella Ionica, Pozzallo, Ravenna, Genova, Ancona”. Da inizio anno, le nazionalità di origine prevalenti sono state, sempre secondo l’agenzia Onu per i rifugiati: Bangladesh (20%), Siria (16%), Tunisia (14%), Guinea (6%), Egitto (6%), Pakistan (4%), Mali (3%), Sudan (3%), Eritrea (3%) e Gambia (2%).
“Nel mese di agosto sono state riportate tre persone morte e una dispersa, un dato sottostimato poiché basato solo sulle informazioni raccolte dai nostri team agli sbarchi in Italia. Un primo incidente ha coinvolto, il 3 agosto, un’imbarcazione partita da Tajura: risultano due morti e un disperso durante le operazioni di soccorso. Una seconda imbarcazione, partita da Sabratha e soccorsa il 12 agosto, aveva a bordo un uomo già deceduto per l’inalazione di idrocarburi”.
Unhcr “è presente nei luoghi di sbarco dove continua a supportare con team dedicati le autorità italiane, in collaborazione con le agenzie nazionali ed europee e gli altri partner, per fornire informazioni ai nuovi arrivati e per una pronta individuazione e la tempestiva presa in carico dei minorenni e delle persone più vulnerabili presso servizi e cure specializzati”.
L’organizzazione “continua a sollecitare gli Stati a potenziare risorse e capacità per adempiere efficacemente alle proprie responsabilità. In particolare, rinnova il suo appello alla collaborazione per rafforzare i meccanismi di ricerca e soccorso in mare e per promuovere un più ampio accesso a percorsi sicuri e regolari nell’Unione europea per le persone in cerca di protezione internazionale”.