Calcio: “lavialibera”, “mafie ed estremismo di destra entrano allo stadio con gli ultras”. Don Ciotti, “a inquinare” questo sport “un capitalismo senza ideali”

“Non solo tifo, nelle curve degli stadi italiani da tempo assistiamo ad una infiltrazione criminale mafiosa ed eversiva. La criminalità organizzata è entrata negli stadi per fare affari, mescolandosi agli ultras. Attorno allo stadio e dentro lo stadio si muove un mondo di affari legali e illegali, che va dal bagarinaggio al merchandising, fino al controllo dello spaccio di droga anche all’ingrosso. In parte ci sono sempre stati, ma oggi sempre più spesso ingrassano il portafoglio di alcuni boss, anziché essere usati per sostenere le curve”. Lo denuncia lavialibera – la rivista di Libera e Gruppo Abele –, che nell’ultimo numero,  nel dossier “Curve pericolose”, ricostruisce i rapporti tra tifo organizzato ed estremismo di destra, soffermandosi su alcune grandi città (Roma, Milano e Torino). “Faccio 80mila euro al mese con biglietti e parcheggi”, “La mentalità (degli ultras) non me ne frega un c… la mia vita gira intorno al guadagno”, dicono nelle intercettazioni riportate nel dossier Vittorio Boiocchi e Andrea Beretta, leader degli ultras interisti, gruppo Curva Nord 69.
“A inquinare il calcio è stato, prima della criminalità organizzata, un capitalismo senza ideali – spiega don Luigi Ciotti, nell’editoriale -, che per massimizzare i profitti è disposto a mettere tutto il resto tra parentesi, a partire dall’etica. La presenza di interessi criminali nel mondo sportivo, e in particolare nel calcio, non è certo una novità. Del resto non c’è da stupirsi: le mafie inseguono il denaro, e sappiamo che il calcio di denaro ne fa girare tanto. A inquinare, prima della criminalità organizzata, è stato un capitalismo senza ideali che per massimizzare i profitti è disposto a mettere tutto il resto tra parentesi, a partire dall’etica. Ecco i bilanci truccati, i contratti conclusi a cifre astronomiche per la vendita dei cartellini, i giri illegali di scommesse, le speculazioni sugli stadi. In uno scenario simile non sorprende che anche il tifo organizzato si sia involgarito e, in certi casi, colluso con ambienti malavitosi, trasformandosi in strumento di intimidazione e pressione sulle società per portare vantaggi economici ai suoi leader”.
Crescono anche la violenza, il numero dei feriti e gli episodi di discriminazione. Stando alle ultime cifre raccolte dall’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive del Viminale, pare che il mondo delle tifoserie organizzate stia alzando l’asticella della violenza, non solo rispetto al periodo di pandemia, ma anche agli anni precedenti (2018-2019). Secondo i dati del Viminale, nella stagione 2022-2023, ci sono stati 260 feriti (cinquanta in più anche rispetto al prepandemia, 2018-19) e 126 atti di razzismo e antisemitismo.
Da qualche tempo, all’interno della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo guidata dal procuratore Gianni Melillo, lavora un gruppo di magistrati incaricati di seguire i casi di infiltrazione criminale ed eversiva nelle società calcistiche e nelle curve. Mai prima d’ora il più importante organo di coordinamento delle indagini su mafie e terrorismo si era occupato di questo tema. Il rapporto tra ultras e organizzazioni criminali o neonaziste, secondo Melillo, è stato “largamente sottovalutato” e questo ha lasciato campo aperto alle organizzazioni mafiose interessate a “piegare gli eventi sportivi a fini criminali”.
Nel dossier le interviste alle prime donne ultras. “Una volta essere ultras voleva dire essere fuori dagli schemi – dice Cinzia Toniolo, ultras del Vicenza e icona del tifo al femminile –, ma dagli anni Novanta le curve sono in mano alla malavita, oppure sono controllate dall’esterno. Sono spesso politicamente orientate, non solo a destra, anche se è preminente. La politica, la droga e il business sono entrati in modo prepotente. Il mondo ultras è stato inquinato da questo”.

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