“Non si vive per lavorare, ma si lavora per vivere”. Lo ha detto il Papa, che incontrando gli studenti universitari nella sede francofona dell’Università di Lovanio ha spiegato: “A volte studio per trovare quel tipo di lavoro, ma finisco per vivere in funzione di quello. Diventiamo noi la merce. Non si vive per lavorare, ma si lavora per vivere; è facile dirlo, ma comporta impegno metterlo in pratica con coerenza”. “Questa parola coerenza è molto importante, soprattutto per voi giovani: voi dovete imparare questo atteggiamento della coerenza”, ha aggiunto a braccio. “Studiamo per essere capaci di educare e servire altri, anzitutto col servizio della competenza e dell’autorevolezza”, ha spiegato Francesco: “Prima di chiederci se studiare serve a qualcosa, preoccupiamoci di servire qualcuno. Allora il titolo universitario attesta una capacità per il bene comune”. “C’è una realtà più grande che ci illumina e ci supera: la verità”, ha concluso il Papa: “Senza la verità, la nostra vita perde senso. Lo studio ha senso quando cerca la verità, con atteggiamento di criticità, e cercandola capisce che siamo fatti per trovarla. La verità si fa trovare: è accogliente, è disponibile, è generosa. Se rinunciamo a cercare insieme la verità, lo studio diventa strumento di potere, di controllo sugli altri”. “Mi rattrista quando trovo in qualche parte del mondo università soltanto per preparare gli studenti a guadagnare o avere potere”, ha rivelato a braccio: “Troppo individualismo, senza comunità”. “Siate ricercatori e testimoni di verità”, l’invito finale! Cercando di essere credibili e coerenti attraverso le più semplici scelte quotidiane. Così questa diventa, ogni giorno, quello che vuole essere, cioè una università cattolica! Andate avanti, e non entrate nelle lotte o dicotomie ideologiche. E non dimenticate: la Chiesa è donna, e questa ci aiuterà tanto”.