L’Europa ha bisogno del Belgio “per ricordare a sé stessa la sua storia, fatta di popoli e culture, di cattedrali e università, di conquiste dell’ingegno umano, ma anche da tante guerre e da una volontà di dominio che è diventata a volte colonialismo e sfruttamento”. Ne è convinto il Papa, che nel suo primo discorso in Belgio, pronunciato nel Castello di Laeken e rivolto alle autorità, ha affermato che “l’Europa ha bisogno del Belgio per portare avanti il cammino di pace e di fraternità tra i popoli che la compongono”. “Questo Paese ricorda a tutti gli altri che, quando – sulla base delle più varie e insostenibili scuse – si comincia a non rispettare più confini e trattati e si lascia alle armi il diritto di creare il diritto, sovvertendo quello vigente, si scoperchia il vaso di Pandora e tutti i venti incominciano a soffiare violenti, squassando la casa e minacciando di distruggerla”, il monito di Francesco, secondo il quale “la concordia e la pace non sono una conquista che si ottiene una volta per tutte, bensì un compito e una missione incessante da coltivare, da curare con tenacia e pazienza. L’essere umano, infatti, quando smette di fare memoria del passato e di lasciarsene istruire, possiede la sconcertante capacità di tornare a cadere anche dopo che si era finalmente rialzato, dimenticando le sofferenze e i costi spaventosi pagati dalle generazioni precedenti”. “In questo momento storico, credo che il Belgio ha un ruolo importante: siamo vicini a una guerra quasi mondiale”, ha aggiunto il Papa a braccio.