Oltre 400mila persone, di cui circa 140mila bambini, sono state costrette ad abbandonare le loro case nel sud del Libano dall’inizio dell’ultima escalation, domenica scorsa. Lo dichiara Save the Children, l’Organizzazione che da oltre un secolo lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, ricordando che questi numeri fanno salire a un totale di 500mila (quasi il 10% della popolazione), di cui 175mila bambini, le persone costrette a lasciare la propria casa in quasi un anno di violenze transfrontaliere. Secondo i media, circa 60mila israeliani sono stati sfollati dalle loro case nel nord di Israele. Gli ultimi dati del Ministero della Sanità libanese riferiscono che questa settimana in Libano sono state uccise quasi 600 persone, tra cui 50 bambini, mentre quasi 1.800 sono rimaste ferite.
Questa settimana Save the Children ha distribuito materassi, coperte, cuscini, acqua e altri beni di prima necessità a quasi 5.000 persone in 30 rifugi in tutto il Paese, tra cui il nord, il sud, la zona della Bekaa e il Monte Libano. Il personale dell’organizzazione ha riferito di essere sempre più preoccupato per l’impatto psicologico sui bambini, molti dei quali mostrano segni di grave disagio a causa dello sfollamento e dei continui bombardamenti. Mahmoud, un tecnico specialista in pulizia, igiene, disinfezione e acqua potabile in emergenza (WASH), ha descritto le scene caotiche a cui ha assistito in uno dei rifugi sostenuti da Save the Children a Beirut. “Ho visto molte persone in lacrime, completamente devastate. Mentre una donna stava portando il suo bambino insieme a diverse borse. Il bambino di un’altra donna le è caduto dalle braccia. La situazione era tragica e semplicemente straziante. Le persone stanno ancora arrivando, ci sono famiglie sedute per terra, in attesa di essere organizzate tra le diverse stanze”, ha spiegato: “c’è stata anche un’incredibile mobilitazione da parte della comunità, con volontari che si sono presentati per dare supporto, portando cuscini, borse, tutto ciò che potevano per aiutare gli altri”. Tutte le scuole del Libano sono state chiuse, con un impatto su tutti gli 1,5 milioni di bambini del Paese, e la già critica crisi della salute mentale del Libano si aggrava con l’intensificarsi delle ostilità. “I bambini ci dicono che il pericolo sembra essere ovunque e che non si sentono mai al sicuro. Ogni suono forte li fa sobbalzare – ha dichiarato Jennifer Moorehead, direttore nazionale di Save the Children in Libano –. La vita, i diritti e il futuro di molti bambini sono già stati stravolti e ora la loro capacità di far fronte a questa crisi crescente è stata erosa”. “È ancora possibile evitare una catastrofe umanitaria, ma dobbiamo agire subito. Esortiamo tutte le parti ad allentare immediatamente le tensioni e gli attori internazionali a fare pressione su tutte le parti affinché rispettino il diritto internazionale umanitario. Questo deve avvenire ora per evitare ulteriori sofferenze ai bambini e alle loro famiglie”.