Settanta anni fa, dalla felice intuizione di don Mario Baciarelli, a Piediluco prendeva vita la “Casa del giovane”, esempio grande di carità, generosità e dedizione ai bisognosi, nell’accogliere i bambini senza famiglia e senza casa, orfani e comunque non seguiti dai loro genitori. La ricorrenza sarà celebrata sabato 28 settembre, alle 9, con il convegno “Un sogno diventato realtà” presso l’Hotel del Lago a Piediluco. Interverranno don Salvatore Ferdinandi, vicario generale della diocesi di Terni-Narni-Amelia, che parlerà di “Don Maro Baciarelli tra fede e impegno sociale”, Alberto Antonini, psichiatra e psicoterapeuta, che parlerà di “La psichiatria a Terni: la Casa del Giovane modello di integrazione ed inclusione per la salute mentale”, e Massimiliano Minelli, antropologo all’Università degli studi di Perugia, che parlerà di “Territori e contesti di cura”.
Altro momento celebrativo sabato 5 ottobre, alle 16, presso l’auditorium di Santa Maria del Colle con il concerto “Liù”, un progetto dell’associazione MirabilEco che coniuga l’opera lirica con la realtà aumentata. A seguire un concerto della pianista Lucrezia Proietti con musiche di Bach, Beethoven e Chopin.
Le celebrazioni si concluderanno sabato 12 ottobre alle 18 con la solenne messa in memoria del fondatore della comunità della Casa del Giovane Don Mario Baciarelli, presso il santuario di San Francesco a Piediluco, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu.
Don Mario Baciarelli – viene ricordato in una nota della diocesi – fu parroco per alcuni decenni del paese lacustre e soprattutto fondatore nel 1954 della “Casa del giovane”, un esempio grande di carità, aprì la sua canonica e, poiché questa era piccola, la ingrandì acquistando un rudere adiacente, ricostruendolo per adattarlo ad ospitare dei ragazzi. In seguito furono creati i laboratori per l’avviamento al lavoro, la cooperativa Santo Stefano per gli inserimenti lavorativi, tanti bambini e ragazzi trovarono cibo, conforto e poterono avere quelle opportunità che gli permisero di diventare adulti. Nel 1978, con la chiusura dei manicomi, don Mario, insieme all’Usl di Terni, diede la disponibilità ad accogliere i pazienti che venivano dimessi dagli ospedali psichiatrici. Iniziò così un ‘altra avventura, ma l’amore e la grande passione per le persone sofferenti fece sì che tutto andasse per il meglio. La “Casa del giovane” ancora oggi continua a prestare la sua opera al servizio di queste persone che ogni giorno combattono un male ben più grande della malattia mentale: il pregiudizio e talvolta l’emarginazione per non essere capiti ed accettati a causa delle loro stranezze e stravaganze. Nel 2000 la casa è stata ristrutturata ed è guidata dalla cooperativa sociale Tabor che gestisce progetti sociali per pazienti con disturbi psichici tesi ad un reinserimento sociale e a migliorare la qualità della vita.
“Abbiamo cercato di creare opportunità d’inserimento sociale per i giovani con disagi mentali che ospitiamo presso la ‘Casa del giovane’ – spiega Cristina Pocetta, presidente della cooperativa ‘Tabor’ – cercando di recuperare le loro abilità lavorative, l’autostima e l’autonomia, attraverso percorsi che propongono attività concrete di lavoro da sviluppare anche all’esterno”. L’attività svolta dalla cooperativa “Tabor” riguarda anche l’animazione territoriale, il reinserimento sociale, la consulenza e primi aiuti, l’accoglienza in generale. “È questo il nostro impegno che si integra sempre più anche con la vita del territorio e con le nuove esigenze e bisogni ai quali cerca di far fronte chi è al servizio degli altri”, conclude Pocetta.