“Un uomo che ha saputo incarnare le beatitudini”. Così l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Maurizio Aloise, ha definito san Nilo, il copatrono di Rossano nel corso di una celebrazione nella cattedrale di Corigliano Rossano. “Nel vangelo secondo Matteo di oggi, Gesù ci parla di beatitudine, di felicità. Una felicità – ha detto il presule – che non risponde ai criteri mondani, ma a quelli di Dio e san Nilo è un esempio luminoso di come si possono vivere queste felicità evangeliche. Le beatitudini di Cristo non promettono ricchezze o successi, ma ci invitano a una vita umile, mite, compassionevole e soprattutto a una vita che ci fa diventare sempre di più operatori di pace in cui la povertà di spirito diventa un segno di apertura al regno dei cieli”. San Nilo, ha proseguito mons. Aloise, nella sua vita di Monaco e asceta ha vissuto queste beatitudini: “cercava Dio in tutto ciò che faceva nel silenzio, nella solitudine, nella trascrizione dei sacri testi, nella formazione dei suoi discepoli”. “San Nilo come ci racconta la sua biografia ha vissuto in costante tensione verso la città celeste e questa tensione verso la città celeste non ha eliminato il suo amore per la città terrena. Rinunciando a una vita comoda o a un prestigio terreno ha lasciato Rossano – ha spiegato il presule – per rifugiarsi in luoghi più remoti dove potesse dedicarsi completamente a Dio. Ha evocato ed educato i monaci con amore e rigore costruendo comunità che ancora oggi ci testimoniano il suo spirito di preghiera e di cultura come l’abbazia di Grottaferrata. Questa scelta radicale non lo ha mai allontanato dalle necessità del prossimo. San Nilo non ha mai chiuso gli occhi di fronte al bisogno e all’ingiustizia”. Mons. Aloise si è poi rivolto alla comunità con un forte richiamo a seguire san Nilo nella scelta di essere operatori di pace e combattere le ingiustizie: oggi celebriamo san Nilo “il nostro patrono. Siamo chiamati anche noi a vivere secondo i suoi stessi ideali e san Nilo oggi nella sua festa ci dice basta nella nostra città con gli atti di prepotenza che si manifestano con intimidazioni, incendi e atti di violenza. Basta. Non si può essere devoti di san Nilo se poi le nostre mani si macchiano di violenza, di sangue, di prepotenza. E se si macchiano le nostre mani, si macchiano anche il nostro cuore, il nostro modo di relazionarci con gli altri”. Da qui la solidarietà del presule a “chi è colpito da intimidazioni, da incendi, da atti di violenza. Come ci ricorda san Paolo dobbiamo offrire a Dio un sacrificio di lode, ma con mani innocenti e con cuore puro, ma anche non dimentichiamoci come ci diceva l’apostolo della beneficenza e della carità, della condivisione dei nostri beni. Sono tanti i poveri nella nostra città. San Nilo ci insegna che la vera grandezza non è nel potere e nella ricchezza, ma nel servizio agli altri, nel dono di sé”. Al termine della celebrazione è stato rinnovato il tradizionale rito di consegna delle chiavi della città al santo patrono da parte del sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi.