“Purtroppo, si deve constatare il riemergere, anche nel continente europeo, di fratture e di inimicizie che, invece di risolversi sulla base della reciproca buona volontà, delle trattative e del lavoro diplomatico, sfociano in aperte ostilità, con il loro seguito di distruzione e di morte”. Lo ha denunciato il Papa, nel suo primo discorso in Lussemburgo, rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico. “Sembra proprio che il cuore umano non sappia sempre custodire la memoria e che periodicamente si smarrisca e torni a percorrere le tragiche vie della guerra”, il grido d’allarme di Francesco, secondo il quale “per sanare questa pericolosissima sclerosi, che fa ammalare gravemente le nazioni e rischia di gettarle in avventure dai costi umani immensi, rinnovando inutili stragi, occorre alzare lo sguardo verso l’alto, occorre che il vivere quotidiano dei popoli e dei loro governanti sia animato da alti e profondi valori spirituali, che impediscano l’impazzimento della ragione e l’irresponsabile ritorno a compiere i medesimi errori dei tempi passati, aggravati per giunta dalla maggiore potenza tecnica di cui l’essere umano ora si avvale”. “E il Lussemburgo è proprio al centro della capacità di fare l’amicizia e evitare queste strade, è una delle nostre vocazioni”, ha aggiunto a braccio. Solo il Vangelo, per il Papa, “è in grado di trasformare in profondità l’animo umano, rendendolo capace di operare il bene anche nelle situazioni più difficili, di spegnere gli odi e riconciliare le parti in conflitto. Possano tutti, ogni uomo e ogni donna, in piena libertà, conoscere il Vangelo di Gesù, che ha riconciliato nella sua persona Dio e l’uomo e che, conoscendo cosa c’è nel cuore umano, può sanarne le ferite”.