“Non rinunciamo a credere che la pace è la migliore condizione di esistenza per i popoli. Anzi l’unica veramente umana e degna”. Schierati sulla storica piazza di fronte alla cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, donne e uomini di religione hanno lanciato un appello di pace che hanno poi consegnato simbolicamente ad un gruppo di bambini. Si è tenuta ieri sera la cerimonia conclusiva dell’evento “Immaginare la Pace”, un incontro che ha riunito migliaia di donne e uomini di diverse religioni e culture, per tre giorni a Parigi, con l’obiettivo di immaginare e costruire un mondo più pacifico e giusto. La scelta di Notre-Dame come luogo di chiusura è stata particolarmente significativa: “colpita dal fuoco e oggi ricostruita”, la cattedrale mostra oggi “con convinzione” al mondo che è possibile “liberare il mondo dal fuoco della guerra e ricostruirlo più pacifico e giusto!”. “Abbiamo provato a immaginare, negli incontri e nei dialoghi di questi giorni, un futuro di pace per questo mondo”, scrivono i leader religiosi nell’appello. “Lo abbiamo fatto per quanti sono coinvolti amaramente nella guerra, per quanti sono colpiti dal terrorismo. Purtroppo, c’è una diffusa rassegnazione di fronte ai conflitti aperti, che rischiano di degenerare in una guerra più grande e travolgente”. Anche qui in Europa, si è smarrita la memoria dell’orrore della guerra, di “quell’eredità che mostra come solo la pace è un’alternativa umana e giusta!”. Il rischio è di “trasmettere alle giovani generazioni un mondo bellicoso, segnato dal terrorismo e dalla violenza”. Gli uomini di religione non si tirano indietro. “Sanno che la guerra in nome di Dio è una bestemmia. Non hanno forza militare o economica. La loro forza è debole e umile, ma piena di speranza. Attraverso il dialogo, le religioni possono immaginare la pace. Non rinunciano a credere che la pace è la migliore condizione di esistenza per i popoli. Anzi l’unica veramente umana e degna”. “Per questo, pur consapevoli dei complessi intrecci politici, chiediamo oggi di compiere una svolta profonda. Lo chiediamo ai responsabili politici, ai signori della guerra, ai popoli tutti. La svolta è cercare quelle vie di pace che esistono anche se nascoste dal buio della guerra”.