“Siamo a pochi giorni dal 7 ottobre, data che segnerà un anno dall’inizio della guerra a Gaza, che porta con sé il triste bilancio di oltre 40mila vittime e circa 100mila feriti. Tra loro ci sono anche 27 tra operatori e volontari della Croce rossa, che si aggiungono a quanti che hanno perso la vita nei conflitti in Ucraina e Sudan. L’umanità paga un prezzo troppo alto: sono violate tanto le norme a tutela degli operatori umanitari che quelle che dovrebbero garantire la protezione della popolazione civile. Nella speranza che le atrocità a cui assistiamo abbiano quanto prima fine, serve una posizione ancora più netta, da questo punto di vista: strutture sanitarie, operatori umanitari e volontari, non sono un bersaglio. Non sono un bersaglio!” Lo ha ribadito Rosario Valastro, presidente della Croce rossa italiana, a seguito della notizia dell’uccisione in Libano di due operatori dell’Unhcr.
Da New York, dove sta seguendo i lavori dell’Assemblea generale Onu, Valastro ha aggiunto: “In questo momento, l’odio sembra far più rumore della vita. Evitiamo che il diritto internazionale umanitario venga messo in un cassetto, che sia annichilito da tanta violenza. Alla comunità internazionale rivolgo il mio appello. Le operatrici e gli operatori umanitari, le volontarie e i volontari impegnati a supporto della popolazione nei terribili conflitti dei nostri giorni non hanno paura delle differenze e dell’odio, antepongono la forza dell’amore alla brutalità delle violenze a cui assistiamo. Sono i primi ad arrivare laddove c’è sofferenza e non lasciamo mai solo nessuno”. Difendere loro, ha spiegato il presidente Cri, “significa garantire che chiunque stia soffrendo possa avere l’aiuto di cui necessita. Non tutelarli, non metterli nelle condizioni di intervenire al meglio, invece, vuol dire mettere in dubbio il diritto alla vita di milioni di persone in tutto il mondo. La distruzione di scuole e ospedali, le ambulanze attaccate: tutto ciò non è possibile. Il diritto internazionale umanitario va rispettato in ogni circostanza”.