“I nostri bambini e le nostre famiglie hanno bisogno di voi. Non ci vergogniamo di chiedere aiuto perché aspettano un barlume di speranza, che qualcuno stia loro accanto in questo momento buio. Migliaia di persone aspettano nei rifugi e noi siamo pronti ad aiutare, se solo avessimo le risorse a disposizione”. E’ l’appello lanciato tramite il Sir da padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano, dopo i sempre più intensi bombardamenti di Israele, che ieri ha colpito 1.600 obiettivi di Hezbollah: almeno 492 morti tra cui 35 bambini, secondo Beirut, con la popolazione in fuga dal sud del Paese, gli ospedali al collasso e le scuole trasformate in campi profughi. “La guerra ci ha colti di sorpresa – dice – Ha spostato le nostre famiglie e appesantito i nostri cuori. Non ci saremmo mai aspettati che le cose potessero degenerare a questo punto. Centinaia di famiglie hanno abbandonato le loro case, fuggendo dalle fiamme della guerra e dall’ombra della morte, alla ricerca di un posto sicuro in cui rifugiarsi”. “In Libano è stato dichiarato lo stato di emergenza. Tutti sono in stato di massima allerta, stanno facendo l’impossibile per aiutare ogni persona anziana, ogni bambino, padre e madre. Queste persone hanno lasciato tutto alle spalle: ricordi, case e beni. Tutto ciò che hanno ora è la loro vita, salvata per puro caso, e continuano a cercare un rifugio per proteggersi dalla paura e dalla fame”, prosegue il presidente di Caritas Libano, raccontando che molti si sono rivolti a loro chiedendo: “Cosa potete offrirci?”. “La nostra risposta è stata: ‘Vi daremo tutto ciò che possiamo'”. “Ma la dolorosa verità – confida padre Abboud – è che le nostre risorse sono scarse, poiché abbiamo già fornito ciò che avevamo a coloro che soffrono ancora per le crisi in corso in Libano. Abbiamo offerto loro medicine, trattamenti e consulenze mediche, nonché la nostra presenza e il nostro continuo supporto. Ma oggi hanno bisogno di beni essenziali per sopravvivere: cibo, materassi, medicine e prodotti igienici di base”.