Incontro Sant’Egidio: Riccardi, “la speranza di pace si è indebolita”. Invito a liberarsi “dalla rassegnazione” e a creare “alternative”

Andrea Riccardi (foto Sant'Egidio)

“Parlare di pace, in questi tempi, può sembrare da sognatori. Per tanti popoli è tempo di guerra. Guerra che potrebbe allargarsi, mentre si parla dell’uso dell’arma atomica in Europa o altrove. Per decenni, la cultura della pace è stata un riferimento potente: ma come ha potuto volatilizzarsi?”. È stato Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio a porre questo drammatico interrogativo in apertura dell’Incontro internazionale per la pace a Parigi. Ad ascoltarlo ieri pomeriggio al Palais des Congrès il presidente della Repubblica francese, Emanuel Macron, la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, il Rettore della Grande Moschea di Parigi, Chems-Eddine Hafiz, il Gran Rabbino di Francia, Haim Korsia. “Oggi, il discorso pubblico e internazionale ha deposto molti riferimenti alla pace”, ha detto Riccardi. “Le istituzioni internazionali preposte alla pace, prima di tutto le Nazioni Unite, sono spesso deprivate dell’autorità che viene dal consenso degli Stati. Circolano tante armi. I conflitti si accompagnano allo sviluppo di passioni bellicose tra la gente”. Riccardi ha parlato dei testimoni degli orrori delle guerre passate che purtroppo oggi non ci sono più. “La memoria della guerra ha perso valore, la speranza di pace si è indebolita”. “Bisogna immaginare la pace!”, è la proposta quest’anno della Sant’Egidio alla comunità internazionale, perché – ha spiegato Riccardi – “l’immaginazione ci libera dalla rassegnazione. Crea alternative”.

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