“Questa manifestazione era necessaria perché siamo in grande pericolo e sappiamo che non si sta facendo quello che si dovrebbe fare mentre la situazione internazionale e interna continua a peggiorare. Questa manifestazione era necessaria perché sentiamo il dovere di rompere il silenzio e l’inazione che circonda le stragi quotidiane di persone trattate e uccise peggio degli animali, la terribile escalation delle guerre fratricide in corso, la politica disumana che ci impedisce di salvare la gente in mare, la distruzione di immense risorse economiche rubate alla cura delle persone che soffrono e sono abbandonate a sé stesse, le gravi violazioni dei principi e delle norme della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”. Sono queste le parole di Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace, all’apertura della Marcia della pace e della fraternità “Prima di tutto la pace”, in corso di svolgimento ad Assisi oggi, nella Giornata internazionale della pace ed alla vigilia del Summit del futuro dell’Onu. Le guerre in Ucraina e Medio Oriente, la corsa al riarmo, l’aumento delle spese militari, l’esigenza di ricostruire una coscienza, una cultura e una politica di pace, seppur in un momento di crisi sempre più pesante, questi tra gli argomenti del suo intervento a tratti polemico nei confronti del trattamento riservato da alcuni a Papa Francesco e di chi salva vite nel Mediterraneo. “Quella che sta montando non è una guerra qualsiasi ma è quella terza guerra mondiale che potrebbe annientare l’Europa e il resto l’umanità e, ogni giorno che passa, impedire questo disastro diventa sempre più difficile”, ha sottolineato Lotti che ha chiamato ad una mobilitazione che coinvolga partiti, governi, istituzioni locali, nazionali, europee, internazionali e i grandi mezzi di comunicazione: “Per arginare e fermare questa drammatica deriva, foriera di sempre più estese sofferenze e devastazioni, dobbiamo continuare, senza mai stancarci, a chiedere l’immediato ‘cessate il fuoco!’, a dare voce alla domanda di pace, promuovere l’opposizione generale alla guerra ma soprattutto dobbiamo far crescere una nuova generazione di costruttrici e costruttori di pace. Persone che desiderano la pace, che la amano e siccome la vogliono la fanno, ci lavorano, si battono per ottenerla, s’impegnano a costruirla”.