Il risultato delle elezioni del 10 settembre scorso in Giordania “fa intendere che la politica del monarca e del governo nel contesto della crisi israelo-palestinese non è stata percepita come sufficientemente forte e ha avuto un successo limitato”. Il voto per il partito del Fronte d’azione islamico (Iaf), il braccio politico dei Fratelli musulmani, che ha ottenuto 31 seggi su 138 – erano 10 nella legislatura appena conclusa – “riflette una crescente sfiducia nell’opinione pubblica verso le istituzioni”. È quanto scrive Giuseppe Caffulli sull’ultima newsletter di Terrasanta.net, commentando i risultati elettorali in Giordania dove gli islamisti hanno triplicato i seggi in parlamento, a fronte di una alta percentuale di astensioni, ha votato solo il 32% degli aventi diritto. Spiega Caffulli: “Il partito islamista, nelle elezioni appena concluse, ha fatto dell’opposizione all’invasione israeliana di Gaza il fulcro della sua campagna elettorale, ottenendo un risultato che gli dà obiettivamente maggior peso all’interno del parlamento giordano, anche se il governo mantiene una maggioranza sostanziale, dato che due partiti ad esso alleati hanno ottenuto complessivamente circa 70 seggi. In più i deputati indipendenti e quelli che rappresentano i partiti minori (oltre ai deputati selezionati in base alle quote di rappresentanza su base clanica), sosterranno le politiche del governo”. Dunque, nessuno scossone, secondo Caffulli, “per Amman e per la politica filoccidentale portata avanti da re Abdallah, che – fedele alleato di Washington – ha impegnato i sistemi di difesa giordani contro i missili e droni lanciati dall’Iran verso Israele in aprile”, piuttosto “un segnale, l’ennesimo, della rabbia dell’opinione pubblica per l’aggressione israeliana nella Striscia di Gaza, dove sono state uccise ormai ben oltre 40mila persone. Non va dimenticato che una buona parte dei cittadini giordani è di origine palestinese (lo è la stessa regina Rania). E la guerra contro Hamas a Gaza e la repressione del governo israeliano nella Cisgiordania occupata hanno portato in piazza, ripetutamente, folle di manifestanti. Centinaia dei quali sono stati arrestati”. Davanti al divario che si sta creando tra monarchia ed esponenti dell’islam politico e al clima di disillusione e malcontento, scrive l’esperto, la Fratellanza musulmana, incarnata dallo Iaf, “non smette di puntare il dito sulle colpe dello ‘Stato sionista’, sulle risposte del governo giordano (ritenute deboli e inefficaci), su corruzione interna, povertà, mancanza di lavoro e reti socioassistenziali di sostegno per i meno abbienti. E potenzialmente – conclude – si propone come forza capace di sovvertire uno dei Paesi più stabili del Medio Oriente”.